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«I recinti elettrici
possono limitare
le predazioni»

Renato Semenzato
Renato Semenzato
Renato Semenzato
Renato Semenzato

Il progetto dei recinti elettrici negli allevamenti in Lessinia, voluto dall’assessore regionale all’agricoltura Giuseppe Pan, è stato portato avanti dal biologo e consulente della Regione Renato Semenzato.

Che lettura dà dei dati delle predazioni avvenute nel 2016, Semenzato?

Che siano stati gli ovini a far lievitare il numero delle predazioni mi sembra abbastanza chiaro. Questo da un certo verso è anche confortante perché con gli ovini e caprini è possibile raggiungere un livello di protezione molto più alto che con i bovini. I recinti elettrici, del resto, erano nati proprio per loro e solo qui in Lessinia sono stati adattati per i bovini. Credo che lavorando in collaborazione con i pastori si possa abbattere di molto il numero delle predazioni: bisognerà insistere con azioni informative e didattiche.

I recinti saranno la soluzione per tutta la Lessinia?

Abbiamo solo spalancato una porta ma non sarà l’unica. Ricordo che questo era un argomento tabù fino all’estate scorsa. La parola d’ordine era che si trattava di espedienti inutili e che non avrebbero funzionato. Non era possibile discuterne finché non siamo passati all’azione installando i primi e le domande di averli nella propria azienda sono fioccate. L’impegno per il 2017 è di essere più efficienti nella prevenzione, sicuramente con gli ovini. Insisterei anche con i bovini, perché sono in molti a guardare a questa nuova esperienza. La Lessinia in questo ambito è esperienza pilota: nessun altro territorio ha una concentrazione di bovini così alta con la presenza di una branco di lupi. Ragionando con calma e in pace si può fare un buon lavoro. Certo servono collaborazione degli allevatori e un grande sforzo di comunicazione e convincimento.

La sorpresa di Campofontana, dove si è aperto un nuovo fronte, ha messo in difficoltà il progetto...

In effetti la scorsa estate, invece che prevenire abbiamo dovuto inseguire le predazioni, ma abbiamo capito che il progetto funziona e altri allevatori hanno chiesto di partecipare per difendere il proprio lavoro e il proprio patrimonio. Bisogna continuare su questa strada. Abbandonarla sarebbe un disastro e uno schiaffo ai tanti giovani che, complice la crisi dell’industria e del terziario, si stanno orientando al mondo dell’agricoltura: il loro è un insediamento intelligente e consapevole, attento a nuove sensibilità e a sistemi innovativi, come l’alimentazione dei recinti con pannelli fotovoltaici. Non vanno delusi, perché questa è la strada, altre non ce ne sono.

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