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«Han parlato di Lessinia
però senza invitarci»

Lupi: nel Veronese 48 predazioni accertate nel 2018
Lupi: nel Veronese 48 predazioni accertate nel 2018
Lupi: nel Veronese 48 predazioni accertate nel 2018
Lupi: nel Veronese 48 predazioni accertate nel 2018

Il quadro tracciato giovedì scorso dall’assessore all’agricoltura e caccia Giuseppe Pan, al tavolo regionale per la gestione dei grandi carnivori, non ha soddisfatto gli allevatori.

«Per quest’anno la Regione Veneto finanzierà 200 recinzioni nelle aree di alpeggio, investirà sulla formazione e l’equipaggiamento di guardie forestali e agenti ambientali, continuerà ad avvalersi di professionisti per il coordinamento degli interventi, il collaudo delle recinzioni e dei dissuasori e la formazione del personale di vigilanza e dei volontari», aveva annunciato Pan.

La soluzione dei recinti elettrici e dei dissuasori acustici, collaudata da quest’estate in Lessinia in una dozzina di ambientazioni diverse, che hanno finora dato ottimi risultati, nel senso che all’interno delle aree protette dalla scossa non c’è mai stata una predazione, non è però accettata pacificamente dall’associazione Salvaguardia rurale veneta, che contesta: «Per dire che i recinti funzionano bisognerebbe recintare tutto, mentre si sa che il lupo va dove trova la porta aperta e non dove ha difficoltà ad entrare. Poi i 98mila euro, destinati nel 2016 alla prevenzione, non riguardano solo il lupo ma anche l’orso e le aree interessate sono vaste, dal Baldo alla Lessinia, all’altopiano di Asiago, al Grappa e alle Dolomiti bellunesi».

Per gli allevatori ci sono anche ragioni di merito, perché a concentrare tanto bestiame in poco spazio, come capita con un recinto, si provoca il calpestio del cotico (cioè lo strato erboso) che è una delle situazioni sanzionate dalla direttiva Habitat, che prevede di non superare un certo numero di capi per chilometro quadrato. «Ci sono da tenere in conto anche i costi di montaggio e smontaggio: è stato calcolato che per un km di perimetro di recinto elettrico servono mediamente 44,5 ore di lavoro, che pagate a 12 euro l’ora corrispondono a oltre 500 euro. Sarebbe un lavoro da fare ogni 15 giorni ed è impensabile con i prezzi del latte di oggi. Inoltre, se il lupo riesce a penetrare saltando, cosa non impossibile in terreni in pendenza, l’effetto di surplus killing, come si è visto nelle ultime predazioni, sarebbe devastante. Infine è dimostrato che un allevatore con 45 bovini da ingrasso, rinchiusi in recinto durante la notte, ci ha rimesso settemila euro di mancato incremento, perché non hanno potuto alimentarsi durante la notte», osservano gli associati di Salvaguardia rurale veneta.

Di parere opposto Renato Semenzato, il biologo che per conto della Regione ha installato una dozzina di recinti in Lessinia dallo scorso agosto: «È l’unico sistema finora funzionante contro le predazioni: va ovviamente realizzato a regola d’arte per evitare che diventi una trappola per il bestiame, perché è una strategia che funziona bene se adattata alla situazione. Serve per le manzette, non per le vacche adulte che non sono mai state attaccate dai lupi e va adattato alle caratteristiche dell’allevamento e del pascolo».

«Chi lo ha provato ne è rimasto contento», aggiunge Semenzato, «tant’è che chi ne ha già due ne vuole un terzo e sono oltre 50 le richieste che abbiamo da soddisfare nei prossimi mesi solo in Lessinia: all’allevatore che è persona pratica e professionale non interessano i discorsi ma che le cose funzionino e si risolvano i problemi. Certo, la Regione non può pretendere che della questione ci si occupi solo per i sei mesi d’alpeggio, ma deve essere una costante per l’intero anno».

In margine alla riunione di Venezia, la vicesindaca di Selva di Progno, Elisabetta Peloso, unica veronese presente ma come rappresentante di un’associazione, lamenta: «A Venezia si è parlato per mezz’ora di Lessinia senza che ci fossero i rappresentanti di questo territorio. È stata invitata la Comunità montana che è commissariata e il commissario non ha delegato nessuno. Da Venezia hanno risposto che non è un loro problema, nonostante quattro Comuni avessero chiesto esplicitamente di partecipare, ma non hanno ricevuto risposta. Chiederemo presto un incontro con il commissario perché indichi il prima possibile un nome per rappresentare la realtà della Lessinia a livello regionale».

Vittorio Zambaldo

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