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Ha restaurato il rifugio
in ricordo del papà

La lapide posta dai figli di Michelangelo Scandola
La lapide posta dai figli di Michelangelo Scandola
La lapide posta dai figli di Michelangelo Scandola
La lapide posta dai figli di Michelangelo Scandola

A volte i ricordi registrati da bambini imprimono segni profondi nella memoria adulta. È quanto è capitato a Graziano Scandola, originario di Erbezzo, che da bambino raggiungeva con il padre Michelangelo e il fratello Giuliano il Rifugio Castelberto, situato in alta Lessinia, a quota 1765 metri. «Papà Michelangelo ci portava quassù e poi ci mostrava le montagne e ci insegnava i loro nomi», racconta Graziano, «tant’è che ricordo ancora la vista panoramica sull’Adamello, il gruppo del Brenta, la Presanella, il Pasubio, il Bondone, il Carega, il Baldo».

MOLTI ANNI dopo l’edificio e- ra a mal partito. E il figlio, ricordando la passione del padre, ha deciso di acquistarlo e restaurarlo.

«Appena sono venuto a conoscenza che l’ antica caserma era in vendita, eravamo nel 2009, ho pensato di onorare la memoria della nostra famiglia e della nostra storia rilevandone la proprietà», racconta, «e provvedendo a un adeguato restauro finanziato esclusivamente dalla nostra famiglia e senza nessun contributo pubblico, affidando poi ad Andrea Brisighella l’a pertura al pubblico del rifugio e la sua gestione».

Chi ama capire la montagna e scoprirne i segreti, può raggiungere il vicino osservatorio, costituito da un piedistallo in metallo, distante un centinaio di metri dal rifugio.

LÌ è possibile studiare i nomi, le direzioni e le altitudini delle vette più famose che fanno da corona naturale a questa località isolata, quasi un nido d’aquila, ed entrare così nella giusta dimensione, che in montagna non dev’essere mai improvvisata e casuale.

Da non perdere anche i cippi in pietra dell’Impero austo-ungarico e le trincee dove vivevano i soldati della Prima Guerra mondiale, perché proprio dov’è oggi il Rifugio Castelberto correva la linea di confine. Rigorosa la tutela dell’ambiente e del silenzio: dal 1 giugno al 30 settembre le auto possono salire liberamente al Rifugio Castelberto solo dalle 19 all’una di notte. Negli altri mesi e negli altri orari, bisogna invece fermarsi circa un chilometro prima, ma il tratto di strada che resta da percorrere è una passeggiata accessibile, che non richiede sforzi particolari. Se c’è neve, è possibile arrivare anche con la motoslitta che parte da Passo Fittanze o da Malga Derocchetto.

Danilo Castellarin

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