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Gugole: «Nomi e cognomi
delle cooperative»

Aldo GugoleRaffaele Campostrini
Aldo GugoleRaffaele Campostrini
Aldo GugoleRaffaele Campostrini
Aldo GugoleRaffaele Campostrini

Gianni Testi, sindaco di Pastrengo ha lanciato l’idea che si crei sinergia fra i Comuni per affrontare il problema migranti o per «costruire una barriera contro le decisioni del governo», come ha detto al microfono in piazza, «perché le leggi ci sono per mettere un freno a questa imposizione. Da nessuna parte c’è scritto che tocchi ai Comuni gestire questo problema che è di natura nazionale e va gestito dal governo, il quale, se non è in grado di farlo, se ne vada».«L’inagibilità non ha deroghe», ha gridato fra gli applausi, «e una struttura inagibile per noi lo è anche per loro».

LUCIO CAMPEDELLI, sindaco di Erbezzo ha ricordato che anche nel suo paese c’è un’ex base militare in disarmo e che potrebbe da una momento all’altro essere destinata all’accoglienza: «Faranno un Cas dopo che abbiamo rifiutato lo Sprar perché non siamo in grado di garantire neanche ai nostri cittadini le cose che ci chiedono di garantire ai migranti. Ci sono troppi interessi attorno a questa faccenda e mentre la cuccia del cane sono obbligato a denunciarla, sul catasto c’è uno spazio bianco al posto della ex base Nato: non si può sapere quante case ci siano, di quante stanze, come siano costruite. Porteremo la protesta a Roma, assieme all’Associazione nazionale dei piccoli Comuni, i più colpiti da questa invasione», ha promesso.

Ad Aldo Gugole, sindaco di Selva di Progno, che ha raccontato come i primi arrivi a Giazza sono stati favoriti dalla disponibilità di un privato, da una signora in prima fila è arrivato il suggerimento «Ch’el le pica!» («lo impicchi!»), accolto da applausi e risate. «Facciamo nomi e cognomi delle cooperative che gestiscono questo affare sulle spalle di migranti portati lì da anni e abbandonati a se stessi». Roberto Zorzi, sindaco di Sant’Ambrogio ha rivendicato il dovere di essere come sindaco l’ultimo baluardo per i propri cittadini contrari all’invasione e invitato i Comuni a restare vivi: «L'Italia è nata dai Comuni: possiamo condividere i servizi, ma non dobbiamo sparire, dobbiamo essere un riferimento certo per la nostra gente». Solidarietà a Campostrini è venuta da Alessandra Ravelli, sindaca di Roverè, «paese piccolo come tanti in Lessinia, non considerato né a Verona e tantomeno a Venezia e a Roma». Alessandro Rancani, portavoce di Verona ai veronesi ha chiuso sottolineando la sorpresa bellissima venuta dalla partecipazione, «bella risposta a chi ci scredita come razzisti. Il razzismo esiste, ma siamo a noi a subirlo da chi viene a toglierci ogni speranza, da uno Stato che vede i figli come costi e i migranti come risorsa. Al prefetto chiederei di venire qui a sentire la voce della gente e a capire che il nemico non sono i migranti ma le cooperative. Non siamo violenti ma forti per le nostre idee», ha chiuso mandando in visibilio la piazza. V.Z.

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