<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Giuseppina e Domenico Gugole viaggio di nozze di 5 chilometri

Giuseppina Salgari e Domenico Gugole FOTO AMATO
Giuseppina Salgari e Domenico Gugole FOTO AMATO
Giuseppina Salgari e Domenico Gugole FOTO AMATO
Giuseppina Salgari e Domenico Gugole FOTO AMATO

Hanno festeggiato il 65° anniversario di matrimonio Giuseppina Salgari, 88 anni e Domenico Gugole di 92, una coppia inossidabile che conta sull’affetto delle figlie Bruna, Lina, Anna e Loretta, di sei nipoti, tutti maschi eccetto una femmina, e di due pronipoti. Si sono conosciuti da ragazzi: Domenico stava ai Bordoni, poco sopra l’abitato di San Bortolo e Giuseppina ai Flori, vicino a Campofontana e il loro viaggio di nozze è stato tutto lì: dai Flori alla chiesa di San Bortolo, 5 chilometri a piedi per il matrimonio alle 9 di mattina e poi ritorno ai Flori per il pranzo in casa, con rientro insieme ai Bordoni alla sera per continuare la festa fino a mattina, fra bevute e cantate. «Più in là non siamo andati c’era troppo da lavorare e in vòlta ghe so sta par laorare», precisa Domenico. Giuseppina si era preparata anche il vestito da sposa con tessuto comperato alla fiera di Badia Calavena: di famiglia numerosa (erano in 14), doveva saper fare di tutto senza spendere una lira, perfino i fiori del bouquet, vista la stagione invernale, erano stati fatti increspando la carta. Anche Domenico si è industriato lavorando come muratore a Verona e nel Vicentino, su strade e fabbriche. Di tempra dura ha guidato l’auto fino al compimento dei novant’anni: poi le figlie gli hanno nascosto la patente per impedire che la rinnovasse. Tornava dal cantiere e dava una mano al fratello che curava l’azienda agricola di famiglia, ma trovava anche il tempo per fare il sacrestano e il campanaro, mansione che ha svolto per settant’anni e fino allo scorso anno era ancora nella squadra campanaria del paese. Ha imparato a lavorare il ferro con Giuseppe Cracco ed è stato uno dei fondatori del gruppo dei Trombini di San Bartolomeo delle montagne. La sua figura scarna e asciutta ha fatto da modello all’artista che ha dipinto sulla facciata del museo il murale con lo sparatore che ha appena premuto il grilletto e una vampata di fuoco si scarica a terra. In laboratorio ci sono ancora ben ordinati gli attrezzi con i quali ha costruito decine di trombini. Una coppia ben assortita e che ha resistito nel tempo: «Qualche brontolata c’è stata, ma bisogna sapersi perdonare e la donna porta sempre una gran pazienza di tutto», ammette Giuseppina, «È stata una vita dura e lunga ma la salute ci ha sempre accompagnati. E poi bisogna sapersi accontentare». I tempi non sono stati sempre facili: Domenico ricorda le trasferte per lavoro con qualsiasi tempo ma anche gli imprevisti che sono frequenti per chi vive in montagna: «Nel 1955 era venuto mezzo metro di neve e la strada non era stata aperta: dovevamo consegnare il latte delle vacche e sono partito da San Bortolo con 15 quintali di latte sulla slitta arrivando sempre sulla neve fino a Tregnago dove mi aspettava il camion», racconta divertito. Adesso solo rimasti soli con un’altra coppia ai Bordoni, una contrada che fino a sessant’anni fa aveva ancora 50 residenti, ma hanno salute e spirito da vendere: «A me bastano ancora cinque anni vita», conclude Domenico, «voglio festeggiare i 70 anni di matrimonio». •

V.Z.

Suggerimenti