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La ricostruzioni degli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale

Giazza, la straordinaria e commovente rievocazione della fine della guerra

La ricostruzioni degli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale
Un momento della rievocazione
Un momento della rievocazione
La rievocazione di Giazza (Zambaldo)

È stato difficile non commuoversi davanti ai genitori dei tre fratellini uccisi il 27 aprile del 1945 da una bomba che maneggiavano come un giocattolo su un prato in località Rech, poco prima dell’abitato di Giazza, anche se la scena rappresentata era una rievocazione storica magnificamente interpretata.

È stata proposta grazie a Veronautoctona, all'associazione Vivere la storia e alla rielaborazione di testi ed eventi curati dall'associazione De Zimbar ‘un Ljetzan, che ha ha richiamato centinaia di persone nella piccola frazione cimbra per partecipare in due tempi a un percorso teatralizzato ricostruito su dati storici da Antonia Stringher e Simone Fiorio.

 

Il percorso, di un paio di ore, ha coinvolto numerosi figuranti nelle vesti di partigiani, di abitanti di Giazza, del loro parroco martire don Domenico Mercante e di Leohnard Dallasega, soldato tedesco obiettore che si rifiutò di ucciderlo, di soldati tedeschi in ritirata e di soldati americani arrivati come liberatori.

Il tragitto si proponeva anche di guidare i partecipanti alla scoperta di luoghi e dei punti più caratteristici.

«Abbiamo incontrato il progetto di Veronautoctona e dell’associazione De Zimbar ‘un Ljetzan e abbiamo deciso di partecipare volentieri con i nostri mezzi e i nostri volontari», ha spiegato Alberto Tezza, presidente di “Vivere la storia”, «perché è una filosofia che ben si concilia con la nostra: raccontare la storia che a scuola per tante ragioni non si studia mai, quella che esce da serie ricerche locali e aiuta a mantenere viva la memoria di chi siamo e da dove veniamo. Siamo volontari appassionati di storia contemporanea», aggiunge Tezza, «e ci piace divulgarla, attirando l’attenzione con mezzi originali che incuriosiscono e sono il pretesto per un confronto di idee e partecipazione».

Vittorio Zambaldo

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