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Gandini fino all’ultimo
alla ricerca dell’acqua

Su«L’Arena» di 31 anni fa la notizia della scoperta di acqua in quota
Su«L’Arena» di 31 anni fa la notizia della scoperta di acqua in quota
Su«L’Arena» di 31 anni fa la notizia della scoperta di acqua in quota
Su«L’Arena» di 31 anni fa la notizia della scoperta di acqua in quota

Saranno martedì 6 alle 10.30 nella chiesa parrocchiale di San Vitale, la frazione di Roverè dove risiedeva, i funerali del geologo Franco Gandini, morto venerdì scorso per un malore durante un’escursione sul Carega. La sua scomparsa improvvisa ha lasciato molti costernati, conoscendo il suo attivismo e la sua infaticabile ricerca del meglio, in particolare per la Lessinia che amava profondamente.

Ha fatta una lunga carriera come insegnante di materie scientifiche alle scuole medie di Roverè, è stato anche consigliere comunale, ma era conosciuto fuori paese soprattutto per i suoi studi geologici e le ricerche sulle fonti di approvvigionamento d’acqua per la Lessinia, territorio carsico che da sempre patisce la carenza d’acqua superficiale. Era un interesse che coltivava fin da giovane e la pensione dall’insegnamento gli permise di dedicarvisi a tempo pieno fino agli ultimi giorni.

È infatti solo dello scorso marzo il lancio della birra Valmarisa 1185 fabbricata dalla giovane azienda Lesster di Lugo sfruttando proprio una riserva d’acqua «vulcanica» trovata dallo stesso Gandini nel 2008 in una valletta fra Grietz e la Val Squaranto e dove aveva ipotizzato fosse presente un diatrema, camino vulcanico sottomarino formatosi 40 milioni di anni fa, con la particolarità di trattenere l’acqua rispetto al terreno circostante carsico che invece la lascia defluire in falde più profonde. Secondo Gandini sono numerosi questi camini su tutta la fascia alta della Lessinia e basterebbe individuare i più forniti per dissetare l’intero altopiano con poca energia.

La sua idea, quando è stata accolta e assecondata, ha sempre dato risultati importanti, come i pozzi di Fondi di Parparo, che forniscono acqua potabile alle malghe di Roverè e Velo e alle attività commerciali che si trovano in quota (che ci fosse l’acqua, Gandini e il collega Michele Sommaruga l’avevano dimostrato nell’estate 1986). Aveva in progetto, ed era un’ipotesi di studio già finanziata dal Gal Baldo Lessinia, lo sfruttamento di queste riserve sotterrane per portare l’acqua ancora più in alto e distribuirla a San Giorgio e alle malghe di fascia alta. Con Sommaruga e Antonio Mellini aveva approfondito anche la riscoperta delle acque del Monte Purghestal di Roverè, una fonte che fin dal Settecento era considerata minerale e curativa, ma che con gli anni andò dimenticata per il crollo della galleria che portava fino alla sorgente

Personaggio spesso controcorrente perché non si lasciava facilmente imbrigliare quando doveva seguire le sue intuizioni, trovò non pochi ostacoli per le sue teorie che invece hanno trovato più di una conferma e per l’ostilità di quanti, in nome del progresso, che in realtà era solo profitto, pensavano di poter continuare impunemente all’infinito a inquinare terra e acque. V.Z.

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