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Fuga di gas, esplode la casa: salvi per miracolo

Esplosione di una casa ieri pomeriggio a Saline di Tregnago, ustionata una delle proprietarieI vigili del fuoco hanno lavorato fino a notte fonda: l’edificio non è stabile FOTOSERVIZIO DIENNEAnita, sorella della ferita
Esplosione di una casa ieri pomeriggio a Saline di Tregnago, ustionata una delle proprietarieI vigili del fuoco hanno lavorato fino a notte fonda: l’edificio non è stabile FOTOSERVIZIO DIENNEAnita, sorella della ferita
Esplosione di una casa ieri pomeriggio a Saline di Tregnago, ustionata una delle proprietarieI vigili del fuoco hanno lavorato fino a notte fonda: l’edificio non è stabile FOTOSERVIZIO DIENNEAnita, sorella della ferita
Esplosione di una casa ieri pomeriggio a Saline di Tregnago, ustionata una delle proprietarieI vigili del fuoco hanno lavorato fino a notte fonda: l’edificio non è stabile FOTOSERVIZIO DIENNEAnita, sorella della ferita

Un’esplosione. Un colpo secco e la casa che si è aperta, i muri si sono spostati di quasi trenta centimetri.

La tragedia è stata sfiorata. Il bilancio racconta di una donna ferita e di un uomo illeso. Sono cognati, abitano a San Giovanni Lupatoto e da 25 anni, ogni giorno a turno, dopo aver acquistato insieme una casa in località Monte Garzon, alle Saline di Tregnago, arrivano in quel paradiso di natura per accudire i loro cani.

Ogni giorno da 25 anni, Ezio Zenatti, la moglie Anita Caprara o sua sorella Gabriella, arrivano alla casa circondata da ulivi, 13 campi hanno acquistato assieme alla casa. La loro valvola di sfogo, dove «quando chiudono i cancelli il mondo resta fuori», come ricordava ieri pomeriggio Anita. Eppure tutti hanno superato i settant’anni.

Ma ieri una fuga di gas ha rischiato di far perdere loro la vita.

«Mi ha chiamato mio marito», ha detto Anita, che era su con mia sorella. Vieni su subito, è esplosa la casa. Tua sorella è in ospedale, io sono qui, i cani terrorizzati sono spariti, tutto distrutto si sono spostati i muri».

Erano circa le 16 quando i cognati sono arrivati alla casa, un bell’edificio curato e ben tenuto, adesso in mezzo alla spolverata di neve e a tanto ghiaccio. Ezio ha posteggiato davanti all’abitazione, la cognata è andata avanti, ma il gas aveva già saturato gli ambienti, non appena Gabriella ha aperto l’uscio e pigiato l’interruttore c’è stata la deflagrazione. La donna ha riportato ustioni alle mani e al volto. Dall’edificio sono volati via vetri, imposte, parti di mobili. Una bomba. E poi la casa ha preso fuoco.

Il primo ad intervenire è stato il luogotenente Bruno Fera, comandante della stazione di Tregnago, libero dal servizio.

«Ero in passeggiata con la mia famiglia e un amico con i suoi familiari. Non appena ho sentito il boato, mia figlia mi ha fatto notare che arrivava del fumo da un punto e ci siamo diretti là».

Poi sono stati chiamati i soccorsi che sono stati resi difficili dal ghiaccio che copriva la strada.

Durante le operazioni di spegnimento si sono verificati crolli parziali dell’abitazione.

Per verificare l’accaduto sul posto è andato anche il capitano della compagnia di San Bonifacio, capitano Daniele Bochicchio, i carabinieri di Illasi e di Tregnago. La dinamica è chiara. A provocare lo scoppio, la fuga di gas.

«Mio marito mi ha chiamato al telefono per spiegarmi cos’era successo e sono partita subito», ha detto Anita, ex dipendente delle poste, «assieme a lui, che è un ex capotreno e a mia sorella che è un’ex insegnante elementare avevamo acquistato questa casa dopo averne venduta una a Cogollo. Qui abbiamo coltivazioni, olivi, terreno, è il nostro sfogo. E qui ci sono i cani Penny, che è stata la prima oggi ad essere portata dal veterinario, e poi Criss e Birba. Sono tre bastardini, qui si divertono, scorrazzano. Quando c’è stata l’esplosione sono scappati via terrorizzati, uno ce lo ha riportato un vicino».

C’è un grande amore per quel posto nelle parole di Anita. E così anche i tanti chilometri che separano il monte Garzon da San Giovanni, diventano una manciata di minuti e non costano fatica, anche se sono da percorrere ogni giorno per dar da mangiare ai cani e controllare che la casa sia a posto.

«Sapevamo che non avremmo potuto andare avanti con la stessa costanza di 25 anni fa, eravamo giovani, ma di certo non immaginavamo che la fine della nostra casa fosse questa. Ma almeno siamo qui a raccontarla questa brutta storia, siamo tutti vivi e anche i nostri cani. Quale sarà il futuro adesso per la nostra casa è presto per deciderlo. Ma temo che debba essere abbattuta». Quello che è rimasto in piedi è pericolante e devastato.

Alessandra Vaccari

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