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Festa del Pistoniere
Primo ballo in piazza

Un balletto del gruppo storico dei Pistonieri dell’Abbazia
Un balletto del gruppo storico dei Pistonieri dell’Abbazia
Un balletto del gruppo storico dei Pistonieri dell’Abbazia
Un balletto del gruppo storico dei Pistonieri dell’Abbazia

La 25ª Festa del Pistoniere vedrà per la prima volta il ballo in piazza sotto la linte (il tiglio, in cimbro) del gruppo storico in costume.

È antichissima questa usanza in Lessinia, documentata fin dal Medioevo, quando nelle principali solennità, il parroco, dopo le funzioni religiose, apriva il ballo in piazza con una ragazza del paese: era il segno che il rito della danza, per certi versi ritenuto diabolico e peccaminoso dal cristianesimo più integralista, aveva ricevuto la sua purificazione e tutti potevano danzare senza pericolo per l’anima.

La linte, l’albero sotto le cui fronde si riunivano gli anziani del paese per decidere le questioni locali, diventava così il luogo che consacrava il rito del ballo e che domani, alle 11, sarà rivissuto dal gruppo storico di Badia Calavena. I nuovi costumi sarebbero quelli adottati già nel Settecento e che l’associazione dei Pistonieri dell’Abbazia ha riscoperto grazie a studi e ricerche e con l’aiuto di Helmut Rizzolli, presidente dell’associazione Costumi dell’Alto Adige, numismatico e storico dell’economia. Spiega Rizzolli: «È solo dopo il 1780 che viene liberalizzato il commercio dei tessuti, prima vincolato da leggi imperiali al consumo di quanto veniva autoprodotto. Quello che abbiamo individuato si può definire il costume da festa della popolazione lessinica prima del 1850». Per gli uomini, un copricapo a larghe tese che all’occorrenza poteva proteggere le spalle dalla pioggia. «Il cappello era il simbolo degli uomini liberi; non dovevano toglierselo mai, neanche per salutare: unici momenti ammessi per stare a capo scoperto era in chiesa, davanti a un prelato o al re». Camicia bianca chiusa al collo con foulard a cravatta rosso e giacca con sbuffo sulle maniche, priva di colletto, fatta in Loden, lana infeltrita in casa.

Il modello adottato in Lessinia è stato trovato in Vallarsa, appena oltre il Carega e una pittura murale in contrada Pergari di Badia Calavena confermerebbe le ricerche. Per le donne, cappello della stessa foggia ma più piccolo e con filo d’oro e rosso di contorno, rispetto al cordone rosso doppio maschile; camicia bianca con colletto e maniche ricamate; corpetto rosso allacciato sul petto con stringhe nere che potevano essere allargate quando il seno in allattamento aumentava; grembiule allacciato in cintura, ma un tempo subito sotto il petto per nascondere la gravidanza e una gonna scura lunga alle caviglie. Per entrambi, calzettoni bianchi e scarpe nere con orlo rosso.

«Non è una divisa», precisa Rizzolli, «ma lo possiamo definire il vestito da festa dei contadini e delle contadine della Lessinia». Ai nuovi costumi che sono stati finanziati in parte con un intervento del Bim Adige, sono stati interamente confezionati sotto la supervisione della sarta Luisa Pellicari, da mani esperte di donne del paese come Arianna Bonomo, Laura Cunego, Flavia Ferrari, Teresa Rama e Marta Tagliapietra, mentre Teresa Perlati ha cucito i pantaloni in cuoio, il capo di riserva per il costume maschile.

Dopo il ballo e il brindisi, in municipio ci sarà il conferimento della cittadinanza onoraria a Gigi Vesentini di Telearena, per essersi distinto nella promozione del territorio e delle tradizioni della Lessinia e il pranzo sociale dei Pistonieri, che alle 15 si ritroveranno in località Orazi per la messa celebrata dal parroco don Giuseppe Benini, accompagnata dal Coro Giovani di Badia Calavena. Al termine, e per tutto il pomeriggio, si esibirà con bordate di spari e balli il gruppo Pistonieri dell’Abbazia, presieduto da Lorenzo Dal Castello. V.Z.

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