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Ecco il sostituto
del ponte vecchio
sulla Pissarotta

Il ponte lungo la strada che collega Cerro a Roverè e a Velo
Il ponte lungo la strada che collega Cerro a Roverè e a Velo
Il ponte lungo la strada che collega Cerro a Roverè e a Velo
Il ponte lungo la strada che collega Cerro a Roverè e a Velo

Dal 31 gennaio scorso il ponte sul Vajo della Pissarotta, lungo la strada provinciale 15 «del Purga» che collega Cerro con Roverè e Velo e la provinciale 6 che sale da Verona a San Giorgio, è stato declassato dalla Provincia per problemi statici e di stabilità, istituendovi di conseguenza il divieto di transito per veicoli che pesino oltre le 12 tonnellate.

«Mi trovo a confrontarmi ogni giorno con le proteste sia dei rappresentanti delle attività economiche e produttive del territorio, che fanno i conti anche con un’economia già difficile da sostenere, sia delle famiglie che hanno scelto di vivere in un luogo dove gli spostamenti e la logistica sono di vitale importanza per ogni esigenza quotidiana», premette la sindaca di Roverè Alessandra Ravelli. «Sono consapevole della gravità del problema, per questo da subito abbiamo valutato due possibili soluzioni: aggrapparsi alle promesse della Provincia o darsi da fare per trovare per conto nostro la maniera per uscirne. Abbiamo scelto questa seconda e incaricato un professionista affinché sviluppi uno studio di fattibilità in grado di valutare a fondo il problema».

La scelta è caduta sul giovane ingegnere Umberto Guglielmini, cittadino di Roverè che proprio sul «ponte da le gambe longhe» (così ’è chiamato dai concittadini il manufatto sulla provinciale 15), aveva sviluppato la sua tesi di laurea nel 2009, collaborando con i tecnici della Provincia in uno studio che in maniera approfondita già in quegli anni aveva fotografato lo stato di degrado preoccupante.

L’ipotesi dell’ingegnere Guglielmini è di progettare un nuovo ponte ma in acciaio, più largo (per la sicurezza dei pedoni e dei ciclisti), da costruire parallelo all’esistente, tenendo conto dell’innovazione e della ricerca sui nuovi materiali e sviluppando i calcoli inserendo le norme antisismiche attuali. L’Ufficio tecnico comunale ha coordinato nel frattempo un gruppo di lavoro di professionisti e tecnici del settore stradale e disposto una serie di appunti e osservazioni che vengono sintetizzati nello studio di fattibilità redatto da Gugliemini.

Il primo tentativo è stato quello di ipotizzare una ristrutturazione del ponte esistente, ma subito si sono incontrate diverse problematiche: non si conoscono le fondazioni; la vecchia struttura non è adeguata alle norme antisismiche attuali e presenta una larghezza di carreggiata insufficiente alla sicurezza dei pedoni; l’uso di malte fibrorinforzate nel periodo invernale è proibitivo e si andrebbe incontro a possibili sospensioni dei lavori che dilaterebbero notevolmente sia i tempi sia i costi e per di più il transito sul ponte dovrebbe essere interrotto per tutta la durata dei lavori.

PER QUESTO appare più percorribile l’ipotesi di una nuova struttura che consentirebbe di rispettare le norme antisismiche perché le nuove fondazioni poggerebbero su micropali infissi nella roccia con isolamento sismico; a cantiere aperto si potrebbe mantenere la circolazione veicolare sul vecchio ponte, salvo un breve periodo di chiusura, calcolato in una trentina di giorni per il varo della struttura e le opere di collegamento; l’opera avrebbe una larghezza di 12 metri rispetto ai 7 attuali; sopporterebbe carichi di prima categoria, compatibili con i nuovi camion e il nuovo codice della strada; avrebbe una durata stimata in cent’anni invece dei 50 presunti sul vecchio ristrutturato. Da ultimo, e non da poco, a fronte di una maggiorazione di spesa di circa il 20 per cento, la struttura in acciaio, con cui sarebbe realizzato il nuovo ponte, avrebbe necessità di manutenzione di gran lunga inferiore a quella di un ponte analogo in calcestruzzo.

La sindaca Ravelli, con il vice Loris Corradi e l’ingegnere Guglielmini hanno portato lo studio di fattibilità, realizzato a tempo di record, ma secondo i criteri della moderna ingegneria, ad un tavolo istituito dal vicepresidente della Provincia Pino Caldana con i suoi tecnici per un incontro illustrativo, «ma ne siamo usciti piuttosto frustrati a causa delle infinite obiezioni sollevate dagli stessi tecnici provinciali», ammette la sindaca Ravelli, che riconosce necessario e doveroso verificare lo studio di fattibilità che il Comune di Roverè ha presentato, «ma ci auguriamo che il nostro sforzo non sia stato vano. La nostra intenzione è quella di fornire uno strumento in più per una serena e attenta valutazione all’enorme problema che opprime il nostro territorio. Vi supplico sbrigatevi», è l’appello conclusivo alla Provincia, «perché la montagna non può più attendere».

Vittorio Zambaldo

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