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E su Belfiore e Caldiero Venezia tace ancora

Zeno Martini

Nulla di fatto in Regione sulla fusione di Belfiore e Caldiero. Sembrava essere arrivato il giorno della tanto agognata decisione circa l'indizione del referendum per la fusione dei due Comuni, invece l'argomento martedì mattina non è neppure stato contemplato nell'ordine del giorno della prima commissione regionale.

Nonostante la richiesta avanzata al presidente Forcolin da parte di alcuni consiglieri regionali, di licenziare l'argomento, il tema fusione è stato procrastinato ad una prossima sessione della commissione. Quando? Difficile dirlo.

MOTIVAZIONI UFFICIALI. I rinvii da luglio a questa parte non si contano più. Difficile anche carpire i reali motivi del protrarsi della questione. Stando a fonti ufficiali, mancherebbe ancora agli atti della prima commissione, il parere della Provincia di Verona che per legge deve esprimersi sulla questione.

«In verità ciò che sta rallentando tutto da questa estate, è la riforma della sanità veneta», conferma il consigliere regionale della Lega Nord, Alessandro Montagnoli, seduto in prima commissione, «vedremo se la fusione verrà discussa nel corso della prossima commissione. Comunque stamattina», ha detto durante la commissione, «non è stata iscritta all'ordine del giorno».

«I tempi sono biblici per alcuni Comuni, mentre sono certi e rapidi per altri», obietta la consigliera regionale del Pd, Orietta Salemi, anche lei componente della prima commissione, ma in minoranza. «Mentre per altri Comuni veneti si viaggia infatti senza intoppi», sottolinea Salemi, «sembra che il via libera della Regione al referendum per la fusione di Caldiero e Belfiore, proceda su strade tortuose». Così stigmatizza la situazione Salemi al termine della seduta della prima commissione di martedì scorso.

E aggiunge: «La questione lascia nuovamente perplessi. Nella scorsa commissione, dopo l’audizione del comitato dei cittadini contrari alla fusione, c’è stato un ulteriore rinvio del licenziamento in commissione, con l’obiezione che non siamo ancora in possesso del parere della Provincia di Verona in merito, come previsto dalla legge. La richiesta di parere inviata dalla Regione alla Provincia, a quanto ci risulta, ci ha impiegato un mese per arrivare da Venezia a Verona», svela la consigliera del Pd, «sorprende che i tempi della posta certificata siano così lenti».

Per lo Statuto regionale, il parere della Provincia deve arrivare entro 90 giorni, dopodiché vale il silenzio-assenso e la Regione può procedere. Questo termine sarebbe già scaduto, se si considera la data di invio della richiesta della Regione Veneto, avvenuta il 13 luglio scorso. E quindi si dovrebbe proseguire con l’iter.

Il termine scadrà invece il prossimo 7 novembre, se viene tenuta per buona la data in cui la richiesta è stata protocollata.

«Se davvero si crede nelle fusioni e si è coerenti con le ripetute favorevoli dichiarazioni del presidente della Regione Luca Zaia, dando la possibilità ai cittadini di esprimersi democraticamente sul destino dei propri paesi», rincara la dose Salemi, «si abbia allora il coraggio di fissare sin d'ora una commissione con data certa, per il licenziamento definitivo del giudizio di meritevolezza, in modo da far proseguire l'iter della fusione tra Belfiore e Caldiero». E poi Salemi lancia la stoccata: «Altrimenti la Lega Nord, con la sua maggioranza, dica chiaro e tondo ai cittadini di Belfiore e Caldiero che questa fusione non s'ha da fare», conclude la consigliera regionale del Pd.

Anche perché, si sta facendo largo tra sindaci e amministratori comunali di Belfiore e Caldero, il sospetto che qualcuno a Venezia giochi a «tirare in là» il più possibile la pratica, in modo che non vi siano poi, più i tempi tecnici per arrivare a indire il referendum sulla fusione, dal momento che la prossima primavera sono in programma le elezioni amministrative di Caldiero.

Ciò sarebbe una contraddizione: significherebbe che la Regione Veneto, che sta lottando per l'autonomia e l'autodeterminazione della propria regione e della popolazione residente, tanto da voler indire a breve il referendum per l'autonomia del Veneto, impedisce ai cittadini di due Comuni di esprimersi in merito al futuro del proprio paese.

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