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E don Gioanin ripristinò
la tassa sul celibato

Don Giovanni Allevi il giorno della sua nomina a monsignore
Don Giovanni Allevi il giorno della sua nomina a monsignore
Don Giovanni Allevi il giorno della sua nomina a monsignore
Don Giovanni Allevi il giorno della sua nomina a monsignore

A Ronconi è in corso la quattro giorni di festa (questo fine settimana e l’appendice di mercoledì) per la ricorrenza del patrono San Bartolomeo con intitolazione della sala parrocchiale a monsignor Giovanni Allevi, recentemente scomparso, che fu parroco della piccola comunità montana in Comune di Sant’ Anna d’Alfaedo per oltre sei anni.

Dopo il torneo di morra e Mambo Dj La più pazza musica a 360° di ieri sera, oggi alle 21 è in programma il torneo di briscola e, un’ora dopo, ballo liscio con Jonny e Maurizio Band. Domani, dopo la messa delle 11, apriranno gli stand enogastronomici (funzioneranno anche nelle serate della festa) con polenta e baccalà, «gnochi sbatùi» e tanto altro. Tre giorni di sosta per riprendere con più vigore mercoledì quando, alle 17,30, sarà celebrata la messa con processione per le vie del paese con la statua del patrono San Bartolomeo. Al termine, la cerimonia di intitolazione del salone parrocchiale a monsignor Allevi, scomparso il 26 ottobre scorso.

Nato a Brignano Gera d’ Adda (Bergamo) il 19 giugno 1939, Allevi fu ordinato sacerdote il 7 giugno 1970. A Ronconi arrivò in veste di parroco nel giugno 1988 e vi rimase fino al novembre 1994. Poco più di sei anni, quindi, ma quanto è bastato per farsi amare e stimare dai suoi parrocchiani. I quali, per la sua esile corporatura e bassa statura, chiamavano affettuosamente «don Gioanìn». C’è chi lo definisce «un piccolo, grande uomo» e chi «il prete della gente fra la gente».

Quel salone, con sovrastante piazzale di fronte alla chiesa, che verrà a lui intitolato, è divenuto il luogo d’incontro e di aggregazione che don Giovanni aveva fortemente voluto. Per finanziare l’opera, invitava a essere generosi. Per fare cassa, aveva reinventato nientemeno la tassa sul celibato. Un milione di lire, una tantum, per ogni scapolo: un’operazione che fruttò una quindicina di milioni che servirono per fare la soletta del salone (l’originaria tassa sul celibato fu istituita nel 1926 a carico dei celibi dai 25 ai 65 anni di età e venne abrogata alla fine dell’ultimo conflitto mondiale). C’è ora chi sorride nel raccontarlo, ma si sente contento e orgoglioso per avervi partecipato.

Questo era «el don Gioanìn», che sarà ricordato anche per la sua bontà, la sua disponibilità, la sua semplicità, la sua umiltà, ma anche per la sua tenacia.Fu nominato monsignore l’11 novembre 2011, in occasione della consacrazione, da parte del vescovo Flavio Roberto Carraro, della nuova chiesa parrocchiale di San Martino della Battaglia (Desenzano) costruita anche grazie all’impegno del don Gioanìn.

Lino Benedetti

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