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Dove echeggiava
la mitraglia
ora regna il silenzio

Sulla strada dei Cordoni nei pressi di Castelberto
Sulla strada dei Cordoni nei pressi di Castelberto
Sulla strada dei Cordoni nei pressi di Castelberto
Sulla strada dei Cordoni nei pressi di Castelberto

Sino a qualche anno fa il Monte Castelberto, oltre a essere una delle più alte elevazioni della Lessinia al confine fra Verona e Trento, era esclusivamente una meta panoramica. A piedi o in bici (molti anni or sono anche in auto), si arrivava ai suoi 1.765 metri e, dai ruderi dell’ex Caserma militare risalente alla Grande guerra, si ammirava l’incantevole panorama sul gruppo del Carega, sulla Val d’Adige, su buona parte delle montagne trentine e sul fianco orientale del Monte Baldo sino a tutta la Lessinia e alla parte bassa del lago di Garda.

Il panorama negli anni non è cambiato, ovviamente. Il luogo sì. Al posto dei ruderi, oggi troviamo un accogliente rifugio–ristorante, ideale per chi vuol trascorre una sera o una notte sotto le stelle della Lessinia oppure fermarsi a pranzo, ovviamente.

La zona circostante il Castelberto, sia a nord che a sud sino a Malga Pidocchio, rientra nell’Ecomuseo (all’aperto) delle trincee della Lessinia il cui punto di maggior interesse è rappresentato dai 430 metri lineari di trincee della Grande guerra presso malga Pidocchio, situata fra malga Lessinia e il rifugio Castelberto, in Comune di Erbezzo.

È un sito di circa 4.000 metri quadrati. Fra queste trincee una galleria collegava le due postazioni a cavallo della strada e l'artiglieria era costituita da quattro cannoni. Per risistemare il sito si sono dati da fare 183 volontari, per la maggior parte dell'Associazione nazionale alpini, ma anche alcuni giovani del Club alpino italiano e i cacciatori della Riserva alpina.

La nostra escursione si snoda in alta Valfredda attraverso i suoi pascoli e boschi dell'alto bacino orientale. Dalle adiacenze del ristorante-pizzeria Monti Lessini a Sega di Ala (1.224 metri), si scende a piedi per la rotabile della Val Fredda (asfaltata) imboccando la seconda deviazione sulla destra, cioè una stradina bianca che si segue per oltre un chilometro. Al primo bivio, in vista di malga Maia in alto a destra, si prende la diramazione di sinistra e si va alla radura di malga Cornafessa. Da malga Cornafessa guardando verso est si può già vedere, in alto, la prossima meta: malga Lavachione. Per raggiungerla ci si porta leggermente a sinistra di malga Cornafessa (cioè a est) e si sale per prati.

Da malga Lavachione si diramano tre stradine. Si segue la più alta delle tre e, dopo un lungo tratto di salita, si giunge a una biforcazione dove prendiamo il ramo di destra, più ripido, raggiungendo così malga Revoltèl. Da malga Revoltèl, nei cui pressi vi sono alcune interessanti postazioni militari, ci si incammina verso sud onde procedere, parallelamente alla lunga dorsale del Castelberto situata più in alto sulla sinistra (est), alla volta di malga Coe Veronesi, ben visibile sull'antistante dosso, verso meridione.

Si risale alla volta di malga Coe Veronesi e da questa si va a malga Campo Retratto e quindi a malga Lessinia (1.617 metri) e alla strada per il Monte Castelberto. Verso nord, dopo un chilometro, si arriva al Castelberto; verso sud, dopo qualche centinaio di metri, incontreremo dapprima l’Ecomuseo con le trincee e poi malga Lessinia.

Per tornare a Sega di Ala si potrà scendere nuovamente a malga Campo Retratto e lungo una piccola ma suggestiva valle tornare alla rotabile Fittanze-Sega di Ala. Più facilmente basterà seguire la stradina (segnavia Cai 257) che con giro più ampio riporta alle Fittanze e quindi a Sega di Ala.

L’escursione dura complessivamente quattro ore.

Eugenio Cipriani

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