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Lughezzano

Don Antonio Fasani,
nuove testimonianze
sul prete-eroe

Lughezzano
Don Antonio Fasani con alcuni parrocchiani
Don Antonio Fasani con alcuni parrocchiani
Don Fasani, nuove testimonianze (Zambaldo)

Si aggiungono nuove testimonianze inedite a 74 anni da quella notte del 22 ottobre 1944 quando la piccola frazione di Lughezzano fu svegliata di soprassalto dall’arrivo di tre camion con un centinaio di Camice nere e alcuni soldati e ufficiali tedeschi che circondarono il paese piazzando grosse mitragliatrici sulle strade ed entrando nelle case. Volevano prelevare il parroco don Antonio Fasani e “dare una lezione” a tutto il paese, radunato sulla piazza, per il presunto aiuto che lui forniva ai “banditi”, i partigiani che erano attivi nella zona.

 

Ne parlano Irene Faccio, suor Carla Zivlenghi, entrambe allora bambine ma ancora con i ricordi vivissimi e Adriano Tagliapietra che è stato chierichetto del sacerdote, allora trentenne, accusato di attività antifascista, di collaborazione con i partigiani e di nascondere Vera Marozin, di appena 21 mesi, figlia di Giuseppe, detto Vero, comandante partigiano della Divisione Pasubio e di sua moglie, Rosa Ines Franchetti, anche lei attivamente impegnata nella Resistenza.

Tutti fatti veri, ma che il sacerdote aveva saputo nascondere bene al punto che nessuno poté trovare prove contro di lui e nulla gli fu estorto durante la prigionia, durata fino al 25 aprile 1945, nella quale non mancarono torture fisiche e psicologiche accompagnate da più di una messinscena di finte fucilazioni per far crollare il sacerdote.

 

La pubblicazione delle sue memorie, affidate al nipote don Bruno Fasani (Un prete da fucilare, Cierre Edizioni, Istituto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, Biblioteca Capitolare, con un saggio di Maurizio Zangarini) è stata l’occasione per riportare alla luce anche queste testimonianze e dar loro voce nella piccola comunità di Lughezzano.

Vittorio Zambaldo

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