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Dieci profughi al Branchetto
«Ma l’albergo è in regola?»

Claudio Melotti
Claudio Melotti
Claudio Melotti
Claudio Melotti

Una decina di migranti, della cui provenienza ancora non si sa nulla, sono ospiti da ieri pomeriggio dell’albergo Branchetto, quello accanto alla stazione di partenza degli impianti sciistici per il Tomba, chiusi dal 1996.

Al sindaco di Bosco Chiesanuova Claudio Melotti era giunta giovedì mattina una comunicazione da parte della Prefettura di Verona che annunciava il loro arrivo in serata, poi di fatto slittato a venerdì pomeriggio. Sono assistiti da operatori della cooperativa Corallo di San Giovanni Lupatoto che avrebbe in comodato d’uso a titolo gratuito la struttura dal proprietario Andrea Dalla Valle.

«Purtroppo ci si ricorda della montagna solo in situazioni di questo genere, senza considerare altre realtà ben più fiorenti e ricche. Non abbiamo nessuna intenzione, e non è nel nostro stile salire sulle barricate, ma certo eserciteremo tutto il nostro diritto di sapere come sia potuto accadere, se le persone ospitate abbiano diritto di entrare in una struttura non certo adeguata e che progetto ci sia per loro», è il commento a caldo del sindaco.

Il primo cittadino si è già mosso per quello che riguarda le contromisure tecniche scrivendo al prefetto Salvatore Mulas e anticipando che la struttura è chiusa da almeno vent’anni, non ha le autorizzazioni sanitarie adeguate, né la classificazione alberghiera obbligatoria per l’esercizio dell’ospitalità:

«Qualsiasi cittadino italiano che voglia aprire una struttura alberghiera deve essere in possesso di questi requisiti tecnici a tutela delle persone ospitate. Credo che la legge non preveda che possano essere esentati il prefetto, la cooperativa o cittadini stranieri, ma lo verificheremo», aggiunge Melotti. «Il metodo con cui la cosa è stata portata a termine da parte della prefettura in ventiquattr’ore non merita alcun commento se non per dire che si tratta di un comportamento censurabile».

«Ospitare persone in una struttura così vetusta è quantomeno temerario», conclude il primo cittadino, «ma dopo le questioni tecniche, per capire se tutto sia stato fatto nella legalità, affronteremo anche quelle politiche».

Vittorio Zambaldo

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