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«Con i nostri soldi
sosteniamo
Firenze e Rimini»

Claudio Melotti, sindaco di Bosco Chiesanuova
Claudio Melotti, sindaco di Bosco Chiesanuova
Claudio Melotti, sindaco di Bosco Chiesanuova
Claudio Melotti, sindaco di Bosco Chiesanuova

Il sindaco di Bosco Chiesanuova Claudio Melotti spiega l’autonomia regionale con i numeri: «Nonostante tutte le valutazioni che si possono fare sull’opportunità del referendum di domenica prossima, ci pare comunque evidente che come amministratori locali siamo trattati a pesci in faccia dallo Stato centrale», denuncia, citando gli ultimi dati disponibili desunti dal ministero delle Finanze: «Nel 2015 il nostro Comune ha trasferimento alla Stato 11 milioni 785.937 euro di Irpef, soldi arrivati dalle tasse dei cittadini residenti, e abbiamo stimato, perché il dato non è disponibile, 3 milioni di Ires - l’imposta sulle imprese - , che si aggiungono al milione e 292mila euro che versiamo al Fondo di solidarietà per aiutare i Comuni in difficoltà: complessivamente cediamo ogni anno 16 milioni 77mila 937 euro. Ci potrebbe anche andare bene una cifra del genere, se non fosse che questa contribuzione ci costringe a diventare esattori per conto di altri, con una tassazione pesantissima sui nostri concittadini e sui proprietari di seconde case», denuncia Melotti.

Il rovescio della medaglia sono i Comuni che invece di questo stato di cose si avvantaggiano, e non piccoli Comuni di montagna persi sull’Appenino, ma Rimini e Firenze, ad esempio, «per i quali mi domando perché debba contribuire Bosco Chiesanuova con le sue tasse. La legge ci costringe a rispettare le spese per il personale e abbiamo solo sedici dipendenti, uno ogni 240 residenti, mentre ad esempio Firenze, ha 4.119 dipendenti, uno ogni 93 abitanti. Se un nostro dipendente va in pensione possiamo rimpiazzarlo solo al 75 per cento, assumendolo a 27 ore anziché all’orario completo di 36 ore e riducendo il personale è scontato che dobbiamo ridurre anche i servizi», rincara il sindaco.

Il suo appello è chiaro: «Non si va a votare perché succeda chissà che cosa, ma per dire che non siamo affatto contenti di questo stato di cose: non è una rivolta per chiedere la luna, ma solo per ottenere equità e giustizia, per dire che siamo stanchi di essere chiamati solo a dare e a non ricevere mai».

Prende ad esempio il Comune di Venetico, in provincia di Messina, che ha all'incirca lo stesso numero di abitanti di Bosco, ma stipendia ben 40 dipendenti: «Siamo tra le regioni con il più alto avanzo di amministrazione, rispetto a realtà ferme o bloccate, ma già si parla che per il 2020 questi soldi ci verranno sottratti e destinati alla Banca d’Italia. Il Veneto non merita tutto questo e i cittadini devono andare a votare al di là dello schieramento politico di appartenenza».

Cita i costi maggiorati per i residenti come il trasporto scolastico: «Una famiglia che manda il figlio a Verona alla scuola superiore deve spendere 500 euro all’anno di abbonamento dell’autobus, mentre chi sta in città magari ha solo da attraversare la strada: perché dobbiamo pagare i servizi agli altri e non avere un minimo di riconoscimento?», si chiede.

Di questo si parlerà nell’ incontro che l'amministrazione comunale ha deciso di promuovere giovedì alle 20.45 in Sala Olimpica del Teatro Vittoria per illustrare alla popolazione il significato del referendum sull’autonomia che si svolgerà domenica in Veneto, senza invitare nessuna forza politica, ma solo Fabio Ferrari, dottore di ricerca in Diritto costituzionale al dipartimento di scienze giuridiche dell’Università di Verona.

L’incontro ha carattere informativo prettamente istituzionale, «perché la nostra amministrazione, in accordo tra la maggioranza e la minoranza, indipendentemente dal pensiero politico di ciascun elettore, ritiene che l’appuntamento referendario sia molto importante e auspichiamo la presenza di tutta la cittadinanza», conclude Melotti.

Vittorio Zambaldo

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