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Calamità cinghiali «La soluzione è ucciderne di più»

Un cinghiale adulto può arrivare a pesare quasi un quintale
Un cinghiale adulto può arrivare a pesare quasi un quintale
Un cinghiale adulto può arrivare a pesare quasi un quintale
Un cinghiale adulto può arrivare a pesare quasi un quintale

Sindaci e cacciatori a confronto per trovare una collaborazione, ma soprattutto una soluzione. Il problema è quello delicato della notevole e pericolosa presenza dei cinghiali in Lessinia e alta Valpolicella, scesi fino a bassa quota, e dei notevoli danni procurati da questi animali. A Fumane erano presenti, nella sala consiliare gremita, oltre al sindaco di Fumane Mirco Frapporti che ha organizzato l'incontro, i primi cittadini di Sant’Ambrogio Roberto Zorzi e di Sant’Anna d'Alfaedo Raffaello Campostrini, il vicesindaco di Marano Giuseppe Zardini. Relatori Stefano Marcolini, consigliere provinciale con delega alla caccia, e Ivano Confortini dirigente del settore caccia, che hanno presentato la loro proposta di aumentare il numero dei capi da abbattere, la modifica del regolamento in merito al controllo dei cinghiali nel Parco Regionale della Lessinia e soprattutto la proposta di organizzazione di centri di raccolta in convenzione con i comprensori alpini. «I cinghiali sono una calamità», è stato ribadito nell'assemblea; l’unica soluzione è abbatterli, anche se di fatto il numero dei capi in circolazione sembra sia in continuo aumento. Il cinghiale femmina, infatti, è molto prolifico e partorisce due volte all’anno. Nel 2017 sono stati abbattuti 752 esemplari, contro i 460 del 2016 e del 2015. Il cinghiale può essere abbattuto nel periodo venatorio con i cani (da novembre a gennaio) e durante il resto dell’anno nel piano di controllo. LA LEGGE. «Stiamo cercando di modificare la legge», ha detto Confortini, «in modo che sia attiva già da questo agosto. Stiamo chiedendo la possibilità di cacciare a partire da due ore prima dell’alba e fino a due ore dopo il tramonto, semplificando le attuali procedure». È necessario che ci sia una formazione adeguata delle persone, referenti e responsabili oltre che cacciatori, la registrazione sarà fatta dal Servizio Veterinario; insomma un percorso standardizzato come avviene già in altre regioni italiane. Il problema dei cinghiali, infatti, è generalizzato. Ma la vera esigenza è quella di realizzare centri di raccolta o di elaborazione (meglio uno per ogni ambito di caccia), che devono essere attrezzati, secondo legge, con superfici lavabili e dotati di acqua calda-fredda e celle frigo, e che curino anche lo smaltimento delle parti non utilizzate della bestia. L’attuale centro raccolta di Cavalo potrebbe essere attrezzato in questo senso. «La possibilità di cacciare il cinghiale deve essere estesa anche al Parco regionale della Lessinia», ha detto Marcolini, «in quanto i cinghiali vi si riparano, specie se inseguiti dai cani. Essendo regionale, l’autorizzazione deve darla la Regione». I CITTADINI. Molti i cittadini presenti che hanno lamentato danni subiti alle colture o in incidenti stradali, danni che non sono stati risarciti, nonostante le richieste. In caso di investimenti, divenuti frequenti, è stato spiegato che c’è un modulo da compilare e la pratica da inoltrare in Regione, con le foto allegate del danno subito. IL TERRITORIO. Il presidente della Pro loco di Molina, Leonardo Ceradini, ha parlato di «dissesto del territorio» a causa dei cinghiali: le rive e gli argini dei torrenti sono distrutti, sassi e massi rotolano sulle strade, buche ovunque, olivi divelti. Quando piove, la situazione diventa preoccupante. Danni anche in apicoltura, in quanto sono completamente spariti i campi di tarassaco, molto apprezzato dalle api. Il sindaco di Sant’Ambrogio, Zorzi, che è cacciatore, si è complimentato perché «per la prima volta si tiene un confronto in cui vengono ascoltati suggerimenti e le proposte dei cacciatori. Il futuro sarà avere case di caccia e controlli con abbattimento, sotto la gestione della Provincia». •

Giancarla Gallo

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