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C’è un pozzo dei desideri a Roverè Mille

Uno speleologo all’ingresso del pozzo
Uno speleologo all’ingresso del pozzo
Uno speleologo all’ingresso del pozzo
Uno speleologo all’ingresso del pozzo

Barbara Bertasi Un tesoro nascosto nei meandri della terra potrebbe presto essere svelato a tutti, almeno in parte. A una decina di metri dall’ingresso della Grotta di Monte Capriolo, nota anche come Grotta di Roverè Mille o Grotta del Sogno, a 1.005 metri sul livello del mare a Roverè Veronese vicino alla Contrada Capraia, c’è una rete plasticata che incuriosisce. L’ha montata il Gruppo attività speleologica veronese (Gasv), presieduto da Roberto Accordi, che ha esattamente individuato la profondità e il punto esterno corrispondente al tetto di un pozzo la cui esistenza era nota, ma che non era mai stato esplorato né tantomeno aperto alle visite, come la Grotta del Sogno. Ricordano David Hosking e Alfonsina Cuccato che hanno fatto il lavoro con Glauco Lasagni, del Gasv, e Luciano Marsatoni, tutti speleologi: «Questa grotta, che si sviluppa all’interno dei calcari del Giurassico, fu esplorata la prima volta nel 1957 dal Gruppo speleologico Falchi e catastata con il numero 1071 V/Vr. Nel 1970 il Gruppo amici della Montagna aggiornò il rilievo e nel 1972 fu aperta al pubblico». «È stata creata una scaletta con un marciapiede che facilita la percorribilità dell’anfratto che si sviluppa, per circa 100 metri con altezza variabile tra uno e quattro metri, tra meravigliose concrezioni calcaree: stalattiti, stalagmiti, vele». Dopo l’apertura, la gestione delle visite guidate fu affidata dal Comune alla Commissione speleologica veronese presieduta da Bruno Pellegrini che, attraverso i gruppi di speleologia, coordina a turni le visite turistiche. Proseguono gli speleologi arrivando al dunque: «Il 4 luglio 1993 alcuni speleologi del Cai Veronese, gestendo il loro turno, esplorarono ulteriormente la spluga: nello specifico un meandro stretto e tortuoso che si apre vicino all’ingresso, un cunicolo sub verticale, lungo circa 50 metri, ove si passa strisciando, che porta a un pozzo che risalirono. Questo pozzo è alto quasi 30 metri dalla base ha un diametro di circa quattro-cinque metri e la sua sommità, secondo i calcoli matematici fatti nel 1994 da Marastoni, era stata individuata a una profondità di quattro-cinque metri circa dall’esterno» (informazione ricavata con l’Arva, l’ apparecchio di ricerca in valanga). «Il Cai si fermò qui», proseguono. Nel 2015 il Gasv decise di provare a realizzare il collegamento verso l’esterno. «Hosking e Lasagni», fa sapere Cuccato, «hanno allargato lo stretto cunicolo che conduce al pozzo verticale portandolo a una dimensione che permette il passaggio agli speleologi. Poiché dal 1993 al 2015 era stato dimenticato il punto esterno corrispondente al tetto del pozzo abbiamo deciso di individuarlo con precisione» (ancora una volta usando l’Arva e insieme a Marastoni). «Nel 2016 siamo risaliti con le corde fino al tetto dove abbiamo posizionato l’Arva e localizzato quanto cercavamo. In seguito, da lì, si è iniziato lo scavo esterno che, in alcuni mesi ci ha portati a individuare, nel medesimo punto, la sommità del pozzo che è però risultata leggermente più profonda, ossia a circa 7 metri dalla superficie». Precisa Hosking: «Corrisponde a una apertura lunga circa un metro e larga mezzo che abbiamo protetto con una rete per ragioni di scurezza». Hanno lavorato con passione volontariamente: «La nostra intenzione, però è che, attraverso la nuova apertura, tutti possano vedere il pozzo. Ovviamente non vi si potrà entrare ma la si potrà illuminare aggiungendo alle visite turistiche l’ulteriore fascino di una spettacolare porzione di grotta altrimenti destinata a restare conosciuta da pochi». «La nostra speranza», dice Cuccato, «è raggiungere l’obiettivo per l’estate . Intanto, ottimisticamente, abbiamo aperto l’ingresso del pozzo». «La sua bellezza», dice Marastoni, «sta anche nella forma di un tipico fusoide di erosione inversa impostato su faglia, dove si notano diverse stratificazioni geologiche che potrebbe essere un’ottima palestra da corsi di speleologia». •

Barbara Bertasi

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