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Bosco e Cerro uniti
nel dire «sì» allo Sprar

Il Centro di accoglienza straordinaria al Branchetto nello stabile degli ex impianti di risalita del Tomba
Il Centro di accoglienza straordinaria al Branchetto nello stabile degli ex impianti di risalita del Tomba
Il Centro di accoglienza straordinaria al Branchetto nello stabile degli ex impianti di risalita del Tomba
Il Centro di accoglienza straordinaria al Branchetto nello stabile degli ex impianti di risalita del Tomba

I Comuni di Bosco Chiesanuova e Cerro affrontano nello stesso modo la problematica dell’accoglienza di persone richiedenti asilo, aderendo allo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Si è ancora allo stadio di comunicazione della proposta della prefettura, ma l’intenzione delle due amministrazioni è ormai chiaramente orientata.

C’è da un anno a Branchetto un Cas (Centro di accoglienza straordinario) che ospita nello stabile degli ex impianti di risalita del Tomba 36 persone richiedenti asilo. Una situazione che ha creato all'inizio qualche perplessità, ma che in definitiva non è stata problematica, anche per il pronto intervento dei carabinieri di Bosco Chiesanuova nel momento in cui ci sono state delle avvisaglie di proteste: chi è stato ritenuto responsabile è stato immediatamente trasferito.

«Abbiamo avuto decine di riunioni in prefettura, con i nostri uffici, con le forze dell’ordine e la cooperativa Corallo che ha in gestione da un privato la struttura dell’ex seggiovia del Tomba», ricostruisce il sindaco Claudio Melotti, «abbiamo avuto dialogo con gli altri sindaci della Lessinia per una posizione comune ma alla fine ci troviamo ad andare in ordine sparso. Il rischio per noi che abbiamo diverse strutture vuote, sia pubbliche che private, è di trovarci invasi da un numero insostenibile di migranti. Per questo la scelta dello Sprar, che limita le presenze al 3 per mille del numero di abitanti del Comune proponente (e per Bosco sarebbero 11 persone, ndr), ci sembra la più proponibile e gestibile», ha riferito Melotti in una comunicazione ai consiglieri comunali, «con il vantaggio che quando fosse aperto, verrebbe smantellato il Cas di Branchetto e non ne potrebbero essere aperti altri sul nostro territorio».

Lo Stato si impegna a rifondere il 95 per cento della spesa per lo Sprar e al Comune compete la designazione del luogo, la scelta della cooperativa per gestire il servizio. Tutto ovviamente deve rispettare le indicazione di un bando pubblico a cui il Comune sottopone il proprio progetto, che sarà avviato e finanziato se ritenuto idoneo dal ministero dell’Interno.

Nulla per il momento è trapelato sulla sede individuata.

«Abbiamo delle idee, ma vogliamo condividerle prima con le persone coinvolte», ha riferito Melotti, «e intanto lavoriamo al progetto perché la domanda che dobbiamo farci è “Vogliamo provare a gestire noi la situazione o aspettare che vengano altri e facciano quello che vogliono a casa nostra?”». L’orientamento è di indirizzarsi verso l’accoglienza di minori non accompagnati, elaborando per loro un progetto che coinvolga le scuole, l’associazionismo del paese e le strutture sociosanitarie di competenza.

L’adesione dei consiglieri è stata unanime, anche se si è trattato di una comunicazione non sottoposta a votazione: «È un modo per renderci partecipi del destino del nostro Paese e per non lasciare che se ne occupino sempre gli altri», ha concluso la vicesindaco Giorgia Zanini, «incominciamo a dare una lettura non solo economica di questo problema ma anche di formazione culturale: se non possiamo risolvere le crisi del mondo, possiamo almeno provare a gestirle».

Nadia Maschi, sindaco di Cerro è arrivata alla stessa conclusione: «O si gestisce la cosa o la si subisce. Personalmente siamo molto critici su come è gestito il fenomeno migratorio in Italia, che non lascia spazio a soluzioni. Per noi la presentazione di un progetto Sprar significa la presenza di 7-8 persone straniere per le quali il Comune prepara un progetto», continua. «Per questo, in accordo con la cooperativa con la quale collaboriamo, abbiamo scelto di avviare la realizzazione di un progetto per l’accoglienza di famiglie e stiamo cercando la disponibilità di qualche alloggio. Stiamo anche contattando le persone adatte come educatori e mediatori culturali», dice. «Se il ministero approverà il progetto, ci attiveremo per il suo avvio. Intanto abbiamo già comunicato alla Prefettura la nostra disponibilità, conclude il sindaco Maschi.

Vittorio Zambaldo

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