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Attacchi di lupi a quote basse Timori alpeggio

Un lupo, il predatore tornato a ripopolare la Lessinia
Un lupo, il predatore tornato a ripopolare la Lessinia
Un lupo, il predatore tornato a ripopolare la Lessinia
Un lupo, il predatore tornato a ripopolare la Lessinia

È di 27 capi uccisi e 6 feriti, tutti ovini, il bilancio delle predazioni da lupo denunciate dall’inizio dell’anno: undici pecore (sei adulti, 4 giovani e un disperso) sono state uccise lo scorso 17 aprile in località Maso di Cerna (Sant’Anna d’Alfaedo). In precedenza un altro attacco tra le 6 e le 7 del mattino era stato registrato quattro giorni prima in località Menegazzi di Erbezzo ai danni di otto pecore di razza Brogna: sono state trovate morte tre adulte, due agnelle giovani, due agnelline e un giovane maschio di un anno, e un ferito. La prima razzia dell’anno era stata il 6 aprile in località Vai, fra Rosaro e Azzago nel Comune di Grezzana, con otto vittime fra pecore e agnelli e altri cinque capi feriti. Sulle ultime predazioni si sono pronunciate sia la Lega attraverso il neodeputato Vito Comencini, sia Confagricoltura Verona con il presidente Paolo Ferrarese. «LE CRONACHE dimostrano che simili fatti non sono episodi sporadici, ma ricorrenti. Ogni incursione dei lupi rischia di mettere in ginocchio soprattutto le piccole aziende agricole, che è dovere delle istituzioni garantire, tutelare e proteggere dalle predazioni», osserva Comencini, il quale chiede di «abbandonare progetti, come Life WolfAlps, tesi a favorire la presenza e la crescita del lupo. Quei fondi milionari è più opportuno, utile ed efficace dirottarli per aiutare famiglie e imprese in difficoltà». Desiderio del resto esaudito, perché il progetto, come previsto dal programma quinquennale 2013-18, si conclude a maggio. La preoccupazione di Ferrarese è invece per la prossima stagione dell’alpeggio che si avvierà dalla terza settimana di maggio: «Per i malgari e gli allevatori è grande la paura di subire perdite e danni, che possono mandare in fumo un’intera stagione. Chiediamo alle istituzioni di tenere alta l’attenzione e di pensare a misure di contenimento e di controllo», conclude il presidente di Confagricoltura, «tenendo in considerazione le esigenze degli allevatori di montagna. Una convivenza tra uomo e lupo non si può neanche ipotizzare per la fragile economia dei territori montani e delle aziende agricole che, fino ad oggi, hanno garantito la vivibilità ai nostri territori». •

V.Z.

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