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Antonietta, con lei muore
una storia antica e forte

Antonietta Rech
Antonietta Rech
Antonietta Rech
Antonietta Rech

Con una grande festa aveva celebrato, lo scorso luglio, il traguardo dei cent’anni, Antonietta Rech, vedova Campedelli: domenica però, improvvisamente, se ne è andata. «Si vedeva da qualche mese che le forze la stavano lasciando progressivamente, ma non stava male, e fino all’ultimo ha sempre fatto la sua vita ordinaria e nulla lasciava presagire che sarebbe stato un addio così improvviso», dicono i familiari.

Era nata sotto le bombe della Grande guerra a Seren del Grappa (in provincia di Belluno), a pochi chilometri dalla prima linea e, già da piccola, ultima di sei figli, aveva conosciuto le difficoltà della vita, sfollata in braccio ai genitori che portavano sul carretto le poche cose di casa e alla cavezza l’unica vacca di proprietà, costretti dagli eventi bellici a lasciare il loro paese.

La fine della Grande guerra le portò anche l’opportunità di studiare fino alla quinta elementare, un traguardo che non era per tutti in quegli anni, e la voglia di sapere e informarsi l’ha accompagnata per tutta la vita, tant’è che sebbene le gambe e l’udito fossero ormai difficili da gestire, la vista era ottima e quotidianamente leggeva «L’Arena».

Al paese natale aveva conosciuto Bruno Campedelli, carabiniere originario di Cappella Fasani, frazione di Erbezzo. Lo aveva stregato con un giro sulla sua motocicletta d’ordinanza e quella foto di lei sedicenne, il 9 agosto 1931, che la ritrae seduta sulla moto con il bel carabiniere accanto, fu la promessa d’amore che la portò all’altare appena due anni dopo.

Si trasferirono a Cappella Fasani dove Bruno, dopo essersi dimesso dall’Arma per problemi di salute rimediati durante la seconda guerra mondiale, si dedicò al commercio e lei divenne «l’Antonietta della Cappella», sempre sorridente e gentile al bancone del bar che avevano aperto e che poi si trasformò in un ristorante e in una pizzeria, gestiti con il figlio Elso e la nuora Delmira.

Lo scorso anno era stata felicissima della festa che familiari e amici le avevano organizzato, con tanti regali, la messa di don Marino che l’aveva definita «santa Antonietta» e il concerto al clarinetto della pronipote Victoria.

Il sindaco Lucio Campedelli, che è suo nipote, riconosce che con la morte di Antonietta «se ne va dal nostro paese un pezzo di storia. Ci lascia una generazione che ha dovuto affrontare grandi sacrifici, ma che ci ha insegnato a vivere sempre con il sorriso sulle labbra. È stata molto orgogliosa di aver superato il traguardo del secolo, una tappa importante che ha goduto in una festa con tutti gli affetti più cari e che avrebbe voluto ripetere il prossimo luglio per il suo compleanno».

Il funerale sarà celebrato quest’oggi, alle 15, nella chiesa parrocchiale di Erbezzo, partendo qualche minuto prima dalla sua abitazione. V.Z.

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