<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Ancora i lupi
Sbranate
quattro pecore

Liliana Giuso e Luciano Aldegheri accanto a una delle pecore aggredite e uccise
Liliana Giuso e Luciano Aldegheri accanto a una delle pecore aggredite e uccise
Liliana Giuso e Luciano Aldegheri accanto a una delle pecore aggredite e uccise
Liliana Giuso e Luciano Aldegheri accanto a una delle pecore aggredite e uccise

Puntuali come un orologio svizzero, a un mese dalla prima predazione, sono tornati nel luogo della razzia i lupi, facendo un’altra strage nell’allevamento di pecore di Liliana Giuso a poche centinaia di metri dal centro della frazione San Bortolo, in una valletta che si apre sotto il paese proprio prima dell’ultimo tornante.

Il 22 marzo c’era stata una razzia di otto pecore gravide e di un agnellino. Una decima, ferita e zoppicante, ma in piedi, si pensava che si sarebbe salvata, invece morì due giorni dopo l’attacco che avvenne fra le sei e le sette del mattino, dopo che il marito di Liliana, Luciano Aldegheri, era arrivato sul posto per aprire il ricovero della notte, prima di partire per il lavoro.

Ieri invece la predazione è avvenuta probabilmente di notte, «perché purtroppo sono tornato a casa di sera tardi e ho rischiato. Non sono passato nel recinto a radunare le pecore e le ho lasciate al pascolo per tutta la notte, trovando questa mattina alle sette altri quattro capi morti nel prato. A questo punto mi viene da pensare che i lupi siano sempre lì in agguato e aspettino solo il momento giusto per intervenire. Purtroppo, per una notte che le ho lasciate fuori è successo l’irreparabile», si lamenta Luciano.

Tutte gravide, come le altre che sono state uccise, anche queste fanno parte del gregge che era di 22 e ora si è ridotto a meno di un terzo, con soli otto capi di razza Juraschaf, originaria della Svizzera, di pigmentazione scura, a maggiore fertilità tra le pecore di montagna, particolarmente pregiata per la carne.

Il gregge era rinchiuso in una spazio delimitato da rete zincata, alta poco più di un metro, che impedisce alle pecore di uscire, ma non ai lupi di entrare, non essendoci la dissuasione della scarica elettrica che finora si è dimostrata efficace nei recinti in cui è stata utilizzata. Una volta dentro, i predatori non hanno avuto problemi a lanciarsi all’inseguimento delle loro vittime, razziandone più di quante sarebbero in grado di mangiare, per il noto fenomeno del «surplus killing», cioè della predazione in eccesso rispetto alle esigenze alimentari, che scatta quando le prede, terrorizzate, scappano in ogni direzione, aumentando l’istinto alla caccia del predatore.

Come confermato da Fulvio Valbusa, carabiniere forestale del Comando stazione di Bosco Chiesanuova in occasione della precedente predazione, il fatto che si tratti di una radura a pascolo, contigua a un bosco e praticamente priva di vie di fuga, perché chiusa in alto dalla strada provinciale, favorisce la tattica predatoria del lupo.

Per la famiglia Aldegheri la ventina di pecore erano una fonte di reddito integrativo «importanti per tenere pulito il pascolo. Le abbiamo acquistate proprio per tenere pulito questo pascolo che è molto in pendenza, difficile da tagliare. Vedere questo scempio ci fa star male», concludono Liliana e Luciano «e ci fa venire voglia di vendere le poche che ci sono rimaste. Sono talmente spaventate che non si avvicinano neanche più a noi ed è molto faticoso radunarle per rinchiuderle. Quand’è così ti passa anche la voglia di continuare. Non sappiamo cosa fare, ma è certo che non si può andare avanti così».

Si aggiunge anche la preoccupazione perché il luogo è particolarmente vicino al paese e come aveva già espresso il sindaco Aldo Gugole, «questa predazione dimostra come i lupi non abbiano alcun timore di avvicinarsi alle case».

Vittorio Zambaldo

Suggerimenti