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Al via la stagione degli amori
«Non toccate i nidi dei volatili»

Il gallo forcello fotografato dagli agenti della Forestale
Il gallo forcello fotografato dagli agenti della Forestale
Il gallo forcello fotografato dagli agenti della Forestale
Il gallo forcello fotografato dagli agenti della Forestale

È la stagione degli amori, della cova e delle nascite e il Corpo Forestale dello Stato (Cfs) rivolge un appello a tutti, residenti, escursionisti, amanti della fotografia, perché cresca il senso di responsabilità e rispetto nei confronti degli animali che vivono questa particolare fase della loro vita.

«È un momento molto delicato e anche solo il disturbo, senza che si creino pericoli di vita per gli animali, può creare danni irreparabili alla loro riproduzione», commenta il comandante provinciale del Cfs Isidoro Furlan, appena tornato da un sopralluogo con i suoi uomini dal Parco naturale regionale della Lessinia dove gli agenti Luca Signori e Roberto Sighel hanno realizzato gli scatti di questo servizio.

«Abbiamo censito 13 arene di canto del gallo forcello, dieci in Lessinia e tre sul Baldo, oltre a quattro coppie di aquile nidificanti in Lessinia. Siamo di fronte a un patrimonio faunistico importantissimo e da non sottovalutare. I rischi che possono derivare da chi vuol vedere o fotografare troppo vicino possono essere irreparabili», avverte il comandante.

Il gallo forcello, o fagiano di monte, è diventato raro sulle Alpi e il fatto che nel Parco della Lessinia si siano censite quest’anno una decina di arene di canto è un evento eccezionale, segno dell’ottimo lavoro fatto in questi decenni di tutela e preservazione della fauna selvatica nell’area protetta.

Purtroppo nel periodo degli amori il gallo forcello e il suo cugino e ancor più raro gallo cedrone vanno, come si suol dire «fuori di testa», impazziscono d’amore e assumono comportamenti del tutto inusuali per una specie selvatica, tanto da farsi avvicinarsi senza timore, salire sui tetti delle case o sui cofani delle auto parcheggiate, aggredire i passanti senza motivo o, nel caso delle femmine, farsi prendere addirittura con le mani come fossero delle galline domestiche.

L’origine di questi atteggiamenti è ancora poco chiara, ma si pensa che sia causata da alterazioni fisiologiche conseguenti all’eccessiva frammentazione delle popolazioni per l’elevato interesse naturalistico che la specie presenta, essendo il Parco della Lessinia il limite più meridionale dove la specie è attualmente presente, si raccomanda vivamente di non toccare gli animali.

La stessa raccomandazione il Corpo forestale la rivolge per la tutela dei cuccioli di ungulati che gli escursionisti potrebbero avere l’avventura di trovare acquattati al riparo di cespugli o nel sottobosco. «Non sono animali abbandonati, se non si trovano feriti a bordo strada, ma cuccioli lasciati temporaneamente dai genitori che tornano regolarmente ad alimentarli. Non si muovono perché sanno che un minimo movimento li esporrebbe a diventare prede di lupi, volpi e aquile. Non vanno toccati perché l’odore della presenza umana allontanerebbe i genitori che li abbandonerebbero a un triste destino di morte per fame», avverte il comandante Furlan.

Lo stesso vale per l’avifauna appena uscita dal nido e che è facile trovare anche in città: «Negli ultimi anni assistiamo a una presenza consistente di uccelli in città perché hanno capito che è un ambiente più sicuro, al riparo dagli attacchi di gazze, corvi, cornacchie e tortore, specializzati nella distruzione dei nidi e dei nidiacei delle specie insettivore: un piccolo di merlo in un cespuglio a lato di un marcipiede non è abbandonato ma avrà i genitori poco lontani che tornano regolarmente a sfamarlo, finché non avrà le forze per volare via da solo. Identica raccomandazione vale per i pulcini di cigno e germano reale che si trovano nelle zone lacustri», conclude Furlan. V.Z.

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