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«Verona, attenta
La mafia s’insinua
e non te ne accorgi»

«Non lasciate solo il prefetto Salvatore Mulas, ha toccato i fili scoperti delle infiltrazioni mafiose. Ve lo dico perché conosco la sua storia e il suo lavoro». L’appello è arrivato pochi giorni fa da un personaggio che della lotta alla mafia ha fatto una ragione di vita. Si tratta di Ignazio Cutrò, costretto a lasciare il suo ruolo di imprenditore in Sicilia proprio a causa delle richieste di pizzo mai accolte. Dal 2006 vive sotto scorta e nel 2008 è entrato nel programma speciale per la protezione dei testimoni di giustizia.

Ha parlato della sua esperienza in un incontro all’Opificio dei Sensi a Ferrazze, organizzato dal gruppo Concreta-mente in occasione della presentazione del libro Abbiamo vinto noi, di Benny Calasanzio sull’esperienza di questo coraggioso imprenditore: «Fino al 1999 ha vissuto una vita tranquilla insieme alla sua famiglia», si legge nella presentazione del testo su internet, «quell’anno gli è stato incendiato il primo mezzo, una pala meccanica. Ha denunciato tutto e subito. Da quel giorno è stato un susseguirsi di minacce e attentati ma non ha cambiato identità e combatte per i diritti dei testimoni, di cui è portavoce». La sua scelta gli è costata cara. «Oggi non fa più l’imprenditore», rivela Calasanzio: «nessuno lo fa più lavorare e la burocrazia statale gli ha tagliato le gambe».

Cutrò non è rimasto molto soddisfatto della presenza in sala in occasione dell’incontro (una cinquantina di persone): «Speravo che ci fosse più gente, ogni sedia vuota è una persona in meno che si ferma a riflettere su un problema che ha davanti alla porta della propria casa». Ha poi rivolto lo sguardo verso la nostra città: «Verona non è preparata ad affrontare la mafia, eppure la guerra è già iniziata. Anche perché, quando arriva, la mafia non si presenta, non stringe la mano e non chiede il permesso».G.CH.

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