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Un dono di cuore:
Zahra dà un rene
al suo Alessandro

Alessandro Mastini con la moglie Zahra Sartipi, iraniana, che gli ha donato un rene
Alessandro Mastini con la moglie Zahra Sartipi, iraniana, che gli ha donato un rene
Alessandro Mastini con la moglie Zahra Sartipi, iraniana, che gli ha donato un rene
Alessandro Mastini con la moglie Zahra Sartipi, iraniana, che gli ha donato un rene

È stato un convegno informativo di alto livello, sia dal punto di vista medico che scientifico, quello organizzato alla baita alpina dal gruppo Aido Antonella Piubello di Colognola, che ha visto al tavolo dei relatori medici e operatori dell'Ulss 20 in prima linea sul fronte del prelievo e del trapianto di organi.

Ma nessuna parola è stata più eloquente e persuasiva delle lacrime di Alessandro e dei silenzi commossi di Zahra, una coppia, sposatasi circa due anni fa, che ha suggellato la propria unione con un secondo sì pronunciato dalla sposa scegliendo di donare un proprio rene al marito.

Zahra Sartipi, di origine iraniana, è musulmana mentre Alessandro Mastini è cattolico e la forza dell'amore ha annullato ogni differenza culturale e religiosa.

I coniugi hanno raccontato la loro esperienza con il dottor Momo Rostand, che al polo Confortini ha seguito gli interventi chirurgici di entrambi, intervenuto al convegno in sostituzione del dottor Luigino Boschiero, impegnato proprio in un trapianto.

Alessandro, che nella vita è organizzatore di eventi, ha ripercorso il suo passato da dializzato, una realtà piombata all'improvviso nella sua vita: «Mi sono accorto quasi per caso che i miei reni non funzionavano: nel 2005 il mio medico di famiglia era andato in pensione e con la nuova dottoressa ho fatto un check up completo pur sentendomi bene. In quella circostanza», ha raccontato, «si sono evidenziate delle proteine nelle urine, segnale che qualcosa non andava».

Da lì sono iniziate visite, ricoveri e con il passare del tempo anche la dialisi, mentre si andava prospettando il bisogno di un trapianto di rene: «La dialisi, seppure importantissima, è un macigno che ti blocca la vita, e forse oggi c'è ancora poca informazione su cosa significhi essere legati a una macchina. Per questo quando durante una seduta ho sentito una signora raccontare che, dopo il trapianto, era tornata a una vita normale e a praticare sport», ha spiegato, «in me è svanita ogni paura di affrontare un trapianto. Avendo premura per lei, non volevo, però, che mia moglie facesse gli esami per verificare la sua compatibilità alla donazione, ma fortunatamente», ha sottolineato con la voce rotta dall'emozione, «non mi ha ascoltato. Grazie al suo sì, sono tornato a vivere al 200 per cento fin da subito. Sono stato operato martedì 23 marzo di quest'anno e al giovedì già mi sentivo bene», ha riferito Alessandro.

«Il trapianto non solo può salvare una vita, ma la cambia completamente in meglio», ha concluso guardando la sua Zahra.

«Per me è stata una cosa semplice, naturale e spontanea decidere di donare un rene ad Alessandro, e malgrado l'impatto con la sala operatoria mi spaventasse un po', non ho avuto esitazioni. Mi sono messa nelle mani dei medici e», ha detto Zahra, che fa la stilista, «sapendo che la donazione non avrebbe minato per nulla la mia salute, ho affrontato il tutto con serenità. In quel periodo lavoravo a Milano e cercavo di coniugare gli impegni professionali con i controlli medici necessari, senza pensarci troppo».

« Essendo la mia famiglia all'estero», ha continuato, «ero da sola a Verona e quando ho comunicato a mia mamma al telefono la mia decisione voleva venire in Italia e vedere se poteva donare lei il rene ad Alex, per risparmiarmi l'intervento, ma io avevo deciso. Il tempo era troppo poco anche per farla venire ad assistermi; tanti amici, comunque, ci sono stati vicini come pure i medici e il personale del reparto».

Alessandro ha precisato: «Sono stato dimesso dall'ospedale il 20 aprile, e il 7 maggio ero già in piazza Bra al lavoro, impegnato nell'organizzazione di un evento. L'unico aspetto negativo», ci ha scherzato su, «è che ora mi sento così bene che lavoro più di prima. Anche mia moglie è in forma e le sue analisi sono buone come quando ha deciso di donarmi un rene. Chi può», è partito il suo appello accorato, «dica sì alla donazione perché davvero permette a una persona di rinascere».

«Sto benissimo», ha confermato Zahra, «e anche se subito dopo il prelievo del rene ho provato dolore, rifarei senza dubbio la scelta».

La testimonianza dei coniugi Mastini si è conclusa con la consegna di una targa da parte di Luigi Cervato, presidente dell'Arti (Associazione renetrapiantati italiani).

Al termine, da parte dell'Aido, rappresentata da Marco Viviani e Antonio Grassi, presidenti dell'Aido locale e provinciale, c'è stata la richiesta al Comune di rendere possibile ai cittadini di esprimere sulla carta d'identità il loro assenso o dissenso alla donazione di organi e tessuti. Istanza ascoltata con interesse dal sindaco Claudio Carcereri de’ Prati, anch'egli tra i relatori con il dottor Piersandro Sette e l'infermiere Raffaele Tregnaghi, del coordinamento trapianti dell'Ulss 20. Il primo cittadino, pur non sbilanciandosi, ha lasciato intendere di prendere in considerazione la proposta.

Monica Rama

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