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Solidarietà a don Paolo «Ce ne vorrebbero altri»

Don Paolo durante la messa a Marcellise FOTO PECORA
Don Paolo durante la messa a Marcellise FOTO PECORA
Don Paolo durante la messa a Marcellise FOTO PECORA
Don Paolo durante la messa a Marcellise FOTO PECORA

Vittorio Zambaldo «Chiesa circo e parroco pagliaccio, stramberie liturgiche di un prete che chiude la porta a tanti altri che vorrebbero un ministro di Dio e non un pagliaccio; caravanserraglio di obbrobri; messe fai da te, al limite dell'invalidità o comunque esplicitamente sacrileghe; messa che sembra un’assemblea di condominio per le sue aberrazioni liturgiche; fedeli che cercano conforto spirituale da altri sacerdoti, vista la grande sofferenza che provano». È la descrizione che Andrea Zambrano ha fatto della comunità ecclesiale di Marcellise e del suo parroco don Paolo Pasetto sulla scorta di un video arrivatogli da una persona devota e finito assieme a questa edificante e cristiana descrizione sulle pagine on line de «La nuova bussola quotidiana», diretta da Riccardo Cascioli e che ha per motto «Fatti per la verità». Proprio quella, e ben diversa, che raccontano decine di testimonianze espresse in post educati sia sul gruppo Facebook Marcellise, sia sul profilo di Zambrano sotto il post che rilancia il suo articolo, dove veniva censurato l’uso della chiesa parrocchiale per una cena comunitaria la sera di San Silvestro, con scenette spiritose, a cui anche don Paolo ha partecipato, e alla fine una riflessione religiosa sul tema del Magnificat in cui Maria canta le lodi dell’Onnipotente che «ha rovesciato i potenti dai troni e innalzato gli umili». «Ce ne vorrebbero come lui, ha un sacco di giovani al seguito, cosa ormai difficile nelle altre parrocchie. Io lo ammiro, ha sempre una parola di conforto, riesce a rallegrare anche le anime più tristi. Io caro Andrea le consiglio di andare a conoscerlo e di partecipare a una sua messa e poi potrà valutare se don Paolo è da calunniare come si sta facendo», scrive Barbara, invito che Zambrano declina «perché la messa non è un happening "da provare" a seconda del celebrante». INVECE SONO TANTI a scrivergli di venire di persona a partecipare alle liturgie di don Paolo, sempre molto affollate «momenti di fede profonda», aggiunge Cecilia. «Trovo quanto scritto crudele e tendenzioso, faccio parte della comunità di Marcellise, le porte sono aperte per tutti, ma proprio tutti! Anche per lei», insiste Mirco, ma Zambrano non risponderà più a nessuno, mentre si aggiungono post su post a sostegno dell’operato del sacerdote. «Don Paolo ha la capacità di trasmettere sentimenti puri con parole semplici e fatti di quotidianità... ma è più facile criticare ciò che è diverso dai canoni che ci vengono imposti! Don Paolo siamo tutti con te! Noi sappiamo chi sei!», grida da Facebook Barbara. «Venga da noi a messa qualche volta caro giornalista e respirerà il vero senso della parola essere comunità... Non esiste prete come lui che mette tutto sé stesso per persone in difficoltà. Questo è il vero cristianesimo», sostiene convinta Oriana e Marco non ha dubbi: «Don Paolo è una persona unica. Le sue parole semplici toccano sempre il cuore e quando lo ascolti capisci che Gesù è proprio accanto a te. Grazie don Paolo, esempio di fede non solo raccontata, ma vissuta». «La testimonianza di questo prete non ha minimamente ferito, ma anzi ha rinnovato la mia fede», conferma Martina, «ma per capire questo passaggio interiore non sono utili le chiacchiere e i post sui social. È una cosa che va vissuta e sentita. Giudicare dall’esterno non permette di comprendere». Mattia racconta che era poco credente e praticante, «ma ho avuto l’onore di fare il cammino di Santiago a fianco di don Paolo. Lui, oltre che dimostrare incredibile umanità e preparazione, pian piano mi ha fatto riavvicinare alla parola di Dio; io e mia moglie abbiamo battezzato nostro figlio a Marcellise e l'energia positiva delle sue sincere parole è palpabile. Lui si espone, costruisce, si sporca le mani nei campi e con il calcestruzzo. Aiuta tutti e la comunità che ha costruito ne è prova». L’hashtag che Zambrano ha lanciato, #salviamolechiese, pare proprio aver mancato bersaglio: ha centrato un prete che le chiese, non solo di mattoni, le salva davvero e le costruisce anche. Perché, come scrive Sabrina, «io non appartengo a una chiesa che salva i muri e condanna le persone». •

Vittorio Zambaldo

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