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Piano speciale
per scansare
la febbre del Nilo

Trappola per zanzare per il monitoraggio del virus West Nile
Trappola per zanzare per il monitoraggio del virus West Nile
Trappola per zanzare per il monitoraggio del virus West Nile
Trappola per zanzare per il monitoraggio del virus West Nile

Al via il piano straordinario di sorveglianza per la West Nile. La malattia di origine africana che viene trasmessa dalle zanzare all’uomo e che può provocare, nel caso in cui questo accada a danno di persone con basse difese immunitarie, gravi problemi neurologici.

Nei giorni scorsi la Regione ha trasmesso ai servizi veterinari delle Ulss un documento contenente le misure che devono essere adottate per tenere sotto controllo quella che è anche nota come febbre del Nilo occidentale. Un’azione, questa, che è principalmente volta a prevenire la trasmissione del virus agli uomini, ma che parte con le verifiche sulla sua presenza negli animali.

«LA WEST NILE viene trasmessa dalle zanzare comuni, che a loro volta si infettano pungendo alcune specie di uccelli selvatici», spiega il dirigente veterinario dell’ Ulss 9 Fabrizio Cestaro. «Gli insetti contagiano altre specie, fra le quali gli uomini ed i cavalli; entrambi non passano poi il virus ad altri», aggiunge il veterinario. «Per questo», conclude, «proprio i cavalli vengono tenuti sotto costante osservazione, costituendo essi una sorta di sentinella, anche se sono previsti anche il controllo delle zanzare e degli uccelli che vengono trovati morti nel territorio».

Il piano di sorveglianza è arrivato alla sua completa efficacia dal 1° luglio e viene attuato sino alla fine di ottobre.

Per quanto riguarda i controlli sulle zanzare, esso prevede che si continuino ad usare le 50 trappole entomologiche con le quali gli insetti venivano catturati a cadenze quindicinali già lo scorso anno. Nel 2016 sono stati presi più di 200.000 insetti, di cui circa l’84 per cento era costituito da zanzare comuni. Di questi, 26 gruppi, che comprendono al massimo cento esemplari, sono risultati positivi al virus della West Nile. Si trattava di insetti catturati nelle provincie di Verona, Vicenza e Rovigo. Altri 57 gruppi, invece, erano contagiati da un virus simile ma meno pericoloso della West Nile, l’Usutu.

CONTINUERANNO, poi, anche le verifiche sui pennuti morti. Su questo fronte, lo scorso anno l’Istituto zooprofilattico sperimentale ha controllato 80 esemplari di cui solo uno, si trattava di una gazza proveniente dal Rodigino, è risultato positivo. Per quanto riguarda i cavalli, infine, la Regione ha previsto un’area di sorveglianza che, oltre a comprendere tutta l’area Sud del Veronese, si estende anche nel Vicentino, Rodigino e Padovano.

Lo scorso anno erano stati identificati 17 casi di contagio, una parte consistente dei quali nel Veronese, e per il 2017 a Venezia è stato deciso di ampliare il territorio in analisi. Gli allevamenti posti sotto la lente di ingrandimento sino in tutto 115, con cinque prelievi, su animali scelti casualmente, ogni mese. Verifiche sono inoltre previste nelle bestie portate al macello.

Infine, come ormai accade da qualche anno, l’azione di sorveglianza è accompagnata anche da iniziative volte a prevenire, per quanto possibile, la presenza delle zanzare. Per questo, le aziende sanitarie ogni anno chiedono ai Comuni di effettuare disinfestazioni costanti e propongono attività informative ai cittadini, realizzando anche incontri nelle scuole.

DA QUESTO PUNTO di vista la cosa più importante che possono fare i privati è quella di evitare che nelle loro proprietà ci siano acque stagnanti, visto che è in esse che si sviluppano le larve delle zanzare. Una regola che vale dappertutto ma che va in particolare applicata nell’area della provincia veronese posta più a Sud. È proprio nella Bassa, infatti, che normalmente si registra per i Veronese la maggior presenza di animali infetti dal virus della West Nile: è qui che negli ultimi anni si è verificato il più alto numero di casi di contagio, con effetti rilevanti, delle persone.

Luca Fiorin

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