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Orlandi, tre i motivi del ricorso a Mattarella

L’ingresso del Pronto soccorso dell’ospedale Orlandi di Bussolengo
L’ingresso del Pronto soccorso dell’ospedale Orlandi di Bussolengo
L’ingresso del Pronto soccorso dell’ospedale Orlandi di Bussolengo
L’ingresso del Pronto soccorso dell’ospedale Orlandi di Bussolengo

La nuova giunta di Roberto Brizzi ha deciso di mantenere fede subito a una delle promesse fatte in campagna elettorale: non lesinare alcuno sforzo per cercare di mantenere in vita l’ospedale cittadino, importante non solo per i bussolenghesi ma anche per gli altri cittadini dell’area del Baldo-Garda. «Il primo atto di questo impegno», spiega il sindaco Roberto Brizzi, «si è concretizzato nel deposito del ricorso straordinario al presidente della Repubblica, unica iniziativa giuridica al momento possibile per chiedere l’annullamento delle decisioni regionali. La precedente giunta, d’accordo col progetto di declassamento dell’Orlandi e sulla sua riconversione in struttura riabilitativa, aveva infatti deciso di non presentare ricorso al Tar facendone quindi scadere i termini, 60 giorni, per proporre ricorso». «Le motivazioni principali alla base del ricorso», spiega il sindaco, «sono tre: in primo luogo, la scelta di declassare l’Orlandi è stata fatta senza curarsi né valutare in modo approfondito le ricadute di una tale determinazione sulla sanità locale, in particolare sul possibile sovraccarico delle altre strutture, prima fra tutte l’ospedale di Borgo Trento, sulla finanza regionale e, soprattutto, sulla salute dei cittadini che finora sapevano di potere fare affidamento sulla professionalità e sull’efficienza sempre garantiti dall’ospedale Orlandi». «Un’efficienza, oggi, fortemente compromessa», sottolinea il sindaco, «basti pensare solo al destino del fondamentale servizio di Pronto soccorso che, come chiariscono i protocolli interni della medesima Ulss 9 Scaligera, potrà trattare solo codici bianchi e verdi e, soprattutto, non potrà più accogliere e curare in loco gli utenti che dovessero accedere, autonomamente o col servizio del 118, per patologie quali, per fare solo un esempio, le contusioni e distorsioni di non lieve entità o gli stati febbrili superiori ai 38 gradi. Tutto questo in un’area dove oltre alle centinaia di migliaia di residenti si aggiungono mediamente 13 milioni di turisti annui e che fino al 2017 registrava oltre 40mila accessi annui al pronto soccorso». Il secondo motivo del ricorso è, per Brizzi, la totale mancanza di una minima motivazione, indispensabile per giustificare l’adozione di qualsiasi atto amministrativo, che giustifichi il passaggio dal cosiddetto polo ospedaliero per acuti a due gambe al presidio unico di Villafranca con Bussolengo trasformato in semplice polo riabilitativo. «E tutto questo», ribadisce il sindaco, «a Piano socio sanitario invariato perché le schede sono un’emanazione di tale Piano, che prevede principi generali che con la modifica approvata a marzo sono saltati». Infine, terzo ed ultimo motivo del ricorso, l’eccessiva presenza, oltre ogni limite di legge, della sanità privata convenzionata nell’ex Ulss 22, oggi Distretto 4 della neonata Ulss unica provinciale, ovvero la 9 Scaligera, che, già in posizione dominante, rischia in pochi anni di avere il monopolio assoluto nell’ovest veronese. Situazione che ha attirato pure le attenzioni della Corte dei Conti del Veneto, che l’ha trattata e stigmatizzata nella deliberazione 196 dell’11 aprile scorso. Conclude il sindaco Brizzi: «Questo rappresenta un primo e assai significativo passo compiuto dalla nuova Giunta di Bussolengo per tutelare il diritto alla salute, da sempre ritenuto non negoziabile nemmeno in ragione di quelle superiori scelte regionali che, almeno nell’idea dei nuovi amministratori locali, non possono calpestare i valori della Costituzione italiana che tutela, sopra ogni cosa, la salute dei cittadini. La Giunta ringrazia gli avvocati Davide Lo Presti e Francesco Lizzani che hanno curato il ricorso a tempo di record, avendo avuto due sole settimane di tempo per presentarlo, pena la scadenza dei termini». •

Lino Cattabianchi

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