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Non un ospedale ma due
Parte la raccolta firme

L’ospedale Orlandi di Bussolengo
L’ospedale Orlandi di Bussolengo
L’ospedale Orlandi di Bussolengo
L’ospedale Orlandi di Bussolengo

È finita con il varo di una sottoscrizione indirizzata ai sindaci del Distretto 4 dell’Ulss 9 (ex Ulss 22) l’assemblea promossa dal Comitato per la salvaguardia dell’ospedale Orlandi. Vi si chiede che i 37 sindaci, annullino la proposta, che dovrà essere valutata dalla Regione Veneto, di trasformare l’Orlandi in un polo riabilitativo e di far diventare Villafranca ospedale per acuti.

Inoltre il Comitato per l’Orlandi chiede che sia promosso un dibatto nei Consigli comunali, coinvolgendo operatori del 118 e cittadini, e che «attraverso questo processo condiviso» i sindaci formulino una proposta che possa essere recepita nel prossimo piano socio sanitario regionale. La proposta del Comitato supera l’idea del polo unico e prevede, nelle sedi di Bussolengo e Villafranca, «la coesistenza di entrambi i presidi ospedalieri nel rispetto per ciascuno degli standard qualitativi di primo livello». «Insomma», ha concluso la consigliera grillina di Bussolengo, Barbara Setti, che, al termine dell’assemblea, ha letto la proposta, «non un ospedale, ma due».

La coda per le firme è iniziata subito, poco prima della mezzanotte, nell’atrio del teatro parrocchiale. Le sottoscrizioni saranno ricevute in forma autografa, tramite mail a comitatosalvaguardiaorlandi@gmail.com o con messaggio su messenger nella pagina Facebook «Salviamo l'ospedale Orlandi», specificando nome, cognome, data di nascita e comune di residenza.

Al tavolo dei relatori Adriana Meneghini Frost per i Comitato, il dottor Roberto Cordioli, i consiglieri regionali Giovanna Negro (Veneto del fare), Andrea Bassi (Centro destra veneto) e il cinquestelle Manuel Brusco. In platea, i consiglieri comunali di opposizione di Bussolengo e anche i sindaci di Bussolengo e Sona, Paola Boscaini e Gianluigi Mazzi. Al centro degli interventi il destino dell’Orlandi del quale, da qualche ex dipendente è stata ricordata la storia. «Qui», ha sottolineato Luciano Fasoli, «operavano medici prestigiosi come Briani, Pretto, Montenovesi e molti altri. Qui sono state date risposte a generazioni di bussolenghesi e alla gente di questo territorio».

Una dichiarazione che fatto partire altri interventi in cui è affiorato un fortissimo orgoglio di appartenenza. «Questo ospedale», ha rimarcato Stefano Bottura è stato aperto dai miei famigliari. Sono fiero di essere campanilista». «Bussolengo è l’ospedale del Baldo-Garda», ha commentato il consigliere Giovanni Amantia.

«Mi chiedo spesso se abitassi a Dolcé, cha prospettive avrei in caso di necessità: Peschiera, Villafranca, Rovereto? Soluzioni tutte molto problematiche. Abbiamo l’orgoglio del nostro ospedale». «Bussolengo è collocato alla fine delle vallate e delle strade che collegano i nosocomi», ha spiegato l’ex assessore Gilberto Pozzani.

«È l’unico elemento che può aiutare la politica regionale fare delle scelte. Bussolengo è il centro di un territorio e va tutelato». «Ci vuole una mobilitazione dei territori», è intervenuto Andrea Bassi, che ha ripercorso le modifiche previste dalla scheda del 2013, «ma non ancora attuate per il fatto che l’ospedale di Villafranca non è ancora stato messo in funzione».

«La proposta del Comitato sindaci che trasforma l’Orlandi da ospedale per acuti a centro riabilitativo», ha continuato, «chiude la vicenda gloriosa di una struttura come l’Orlandi che ha fatto la storia della medicina. Il fatto che il pronto soccorso, come lo conosciamo oggi, sulla carta sia ancora previsto, ma in realtà rischi di essere un cosa completamente diversa, lo fa somigliare più ad un centro di smistamento dei pazienti perché i reparti specialistici non saranno più qui ma a Villafranca».

Giovanna Negro, consigliere regionale di «Veneto del fare», è intervenuta parlando della modifica delle schede, in contraddizione con la programmazione sanitaria precedente, ed ha sottolineato le contraddizioni delle motivazioni con cui i sindaci del Comitato e i dirigenti regionali hanno bocciato frettolosamente il polo a due gambe ricordando che in Veneto ad oggi esistono altre cinque analoghe esperienze che funzionano.

Il tema dei rapporti tra sanità pubblica e privata è stato affrontato dal dottor Roberto Cordioli che ha messo in luce quando questi rivelano più aspetti critici che lati positivi. «Il Veneto», ha concluso, «sta copiando le modalità che negli altri paesi sono state le più negative». «I criteri sono politici», ha tagliato corto Manuel Brusco.

Ad una precisa domanda di Enrico Vassanelli, già in maggioranza a Bussolengo ed ora in forte polemica, il sindaco Boscaini ha risposto ripercorrendo l’iter che è maturato nella proposta fatta dal Comitato dei sindaci. «Non ho mai condiviso l’ospedale a due gambe», ha spiegato, «e quando sono stata eletta, secondo le schede, eravamo alla vigilia della chiusura dell’Orlandi.

Abbiamo raccolto 7mila firme, ma la richiesta per implementare le schede non è mai stata spedita in Regione. Ci siamo trovati di fronte a scelte regionali fatte anni fa, come togliere la maternità a Bussolengo. Poi abbiamo cominciato a ragionare sulle cifre dei 40mila accessi annui al pronto soccorso e sul carattere turistico di questa zona servita dall’Orlandi. L’ospedale a due gambe non sta in piedi e si è preferito optare per un’identità riabilitativa per Bussolengo e chirurgica per Villafranca, scelte proposte e condivise dai sindaci. A ciò abbiamo chiesto, inoltre, di creare eccellenze».

Massimo Girelli, rivale della Boscaini nella tornata elettorale del 2013, ha concluso insistendo: «Il rilancio di Bussolengo come ospedale per acuti passa per le maxi-emergenze, incidenti gravi che possono capitare sul lago o in questo territorio. Ci vuole un piano che faccia capo al nostro ospedale».

Lino Cattabianchi

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