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Malattie tropicali, Negrar capitale d’eccellenza

L’assessore regionale Luca Coletto al Sacro Cuore, divenuto centro di ricerca per le malattie tropicaliIl presidente Gedovar Nazzari con il professor Zeno Bisoffi
L’assessore regionale Luca Coletto al Sacro Cuore, divenuto centro di ricerca per le malattie tropicaliIl presidente Gedovar Nazzari con il professor Zeno Bisoffi
L’assessore regionale Luca Coletto al Sacro Cuore, divenuto centro di ricerca per le malattie tropicaliIl presidente Gedovar Nazzari con il professor Zeno Bisoffi
L’assessore regionale Luca Coletto al Sacro Cuore, divenuto centro di ricerca per le malattie tropicaliIl presidente Gedovar Nazzari con il professor Zeno Bisoffi

Dopo un iter durato quattro anni e un sistema di sinergie messe a punto con l’Università ed il dipartimento di Malattie infettive dell’Azienda ospedaliera, il Sacro Cuore Don Calabria ha ottenuto dal ministero della Salute il riconoscimento come Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs). L’eccellenza è riconosciuta nel trattamento delle malattie infettive e tropicali. Il decreto del ministro (precedente) della Salute Beatrice Lorenzin che suggella lo step è datato 23 maggio. Il centro d’eccellenza sanitario è il terzo Irccs del Veneto, dopo lo Iov di Padova per l’oncologia e il San Camillo del Lido di Venezia nell’ambito delle neuroscienze; il cinquantesimo nell’intero Paese. Ieri mattina, la presentazione del traguardo raggiunto, dopo anni di lavoro e una storia che caratterizza l’ospedale negrarese per la ricerca traslazionale - con scoperte di laboratorio che hanno avuto immediate applicazioni - clinica ed epidemiologica, focalizzata sulle “Poverty related diseases”, cioè sulle malattie trascurate, perché riguardanti popolazioni povere dei Paesi emergenti. Un segmento che oggi diventa di assoluta attualità alla luce dei flussi migratori e dell’incremento dei viaggi, per turismo o lavoro, da parte degli italiani in aree tropicali. Fratel Gedovar Nazzari, presidente del Sacro Cuore ricorda l’origine del Centro per le malattie tropicali (Cmt), nato su iniziativa di Medici con l’Africa-Cuamm e dall’ Ummi (Unione medico missionaria italiana) per dare una risposta ai religiosi e volontari che tornavano ammalati dalle terre di missione. Tra i fondatori pure i professori Giorgio Zanotto, Giorgio De Sandre e l’avvocato Giambattista Rossi, protagonisti anche della nascita dell’ateneo. «Fare il bene con qualità è sempre stata la mission del nostro fondatore, che ha privilegiato la cura e l’attenzione ai più deboli», sottolinea. Dopo trent’anni esatti dalla posa ideale della prima pietra a opera di papa Giovanni Paolo II, il riconoscimento. «Un’eccellenza nella quale la Regione ha sempre creduto – afferma l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto – accompagnando ogni passaggio anche con il ministero. Il traguardo formale è fondamentale per attrarre finanziamenti e consolidare ulteriormente la fama nazionale e internazionale dell’Unità che da tempo è Centro di riferimento veneto». Le capacità di questo team sono preziose in periodo di globalizzazione e di spostamenti migratori. Sono oramai una cinquantina i professionisti, tra medici e biologi, che fanno ricerca a Verona in questo ambito. «Dobbiamo ringraziare la Regione per aver compreso la nostra funzione ed averci sempre sostenuto: diversamente non sarebbe stato possibile sperimentare in un ambito che non era supportato dalla sanità pubblica», ammette l’amministratore delegato dell’ospedale privato convenzionato scaligero, Mario Piccinini. «Importante – aggiunge Coletto – anche la forte sinergia che si è sviluppata con l’Università locale e che dovrà evolvere». L’assessore si riferisce alla convenzione siglata tra Sacro Cuore e ateneo locale. Il direttore dell’Unità operativa complessa di malattie infettive e tropicali, Zeno Bisoffi è diventato docente associato alla cattedra di Malattie infettive afferente al professor Ercole Concia. «Stiamo lavorando ad integrare clinica e didattica: già dall’anno scorso gli specializzandi dei nostri corsi operano nell’Unità di Bisoffi. Nessuno in Italia è forte su tutto ma noi, in squadra, siamo in grado di offrire una risposta a 360 gradi a tutte le malattie infettive», assicura Concia, che è intervenuto alla presentazione dell’Irccs insieme al prorettore dell’Università, Andrea Lupo e al professor Alfredo Guglielmi, ordinario del dipartimento di Scienze chirurgiche. •

Valeria Zanetti

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