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Istituto Curie, il radon è basso sia a Garda che a Bussolengo

Barbara Bertasi I risultati dei primi sei mesi di monitoraggio del Progetto radon - ne serviranno altri sei per i dati definitivi - di questo gas radioattivo naturale sono stati tranquillizzanti: le aule dell’istituto di istruzione superiore Marie Curie, nelle sedi di Garda e Bussolengo presentano livelli inferiori a quelli previsti dalla normativa. Lo ha reso noto Elena Caldognetto, del dipartimento Arpav-Servizio laboratori di Verona, al convegno «Marie Curie - 150° anniversario della nascita», organizzato dalla scuola per ricordare la studiosa (1867-1934) che nel 1903 fu insignita del premio Nobel per la fisica e nel 1911 di quello per la sua scoperta di Radio e Polonio. Spiega il responsabile del Progetto, il professor Daniele Zanini: «Nel 1898 lei e il marito Pier, estraendo il radio, identificarono un gas radioattivo chiamato nel 1900 radon. Per ricordarla la scuola ha pensato di realizzare un progetto volto a misurarlo e, a maggio, ha chiesto ad Arpav una collaborazione per realizzare una indagine sulla sua concentrazione. Il dirigente, accettando, suggeriva di usare i laboratori di Arpav e gli specifici dosimetri. Abbiamo scelto il Radon perché è la principale sorgente di radioattività naturale mondiale e la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo da sigaretta». La scuola ha acquistato i dosimetri e gli studenti li hanno posizionati dove suggerito da Arpav monitorando dodici locali a Garda e otto a Bussolengo. «Nel Veronese non ci sono comuni a rischio», tranquillizza Caldognetto. «Si sono comunque individuate aree con livelli di radon non trascurabili nella zona montana lessinica ove è in corso la misurazione nelle scuole. Garda e Bussolengo non sono a rischio, ma il servizio chiesto dal Curie, a pagamento, dimostra l’attenzione della scuola alla salute e ha sensibilizzato i ragazzi su un tema attuale su cui hanno lavorato con impegno e maturità». «Ci hanno fornito le planimetrie dei due edifici e, in base alle linee guida per le misure di concentrazioni di radon in aria nei luoghi di lavoro sotterranei, gli studenti hanno posizionato i dosimetri, cilindri alti circa 5 centimetri con diametro di uno», spiega. I ragazzi che hanno seguito la procedura di lettura ed elaborato una relazione per il convegno specificano: «La radiazione alfa emessa durante il decadimento del radon penetra al loro interno modificando la struttura molecolare della piastrina di plastica - il rilevatore - provocando un danno permanente: fori. Con un attacco chimico in soluzione basica, tali danni si possono ingrandire fino a diventare tracce con diametro visibile al microscopio. Usando un sistema di lettura automatico esse si conteggiano determinando la concentrazione di radon. Siamo rimasti meravigliati dal funzionamento del microscopio, nel vedere come un gas inodore e incolore si misuri attraverso buchi visibili, provocati dalle particelle alfa». L’esito sono valori inferiori al livello di azione fissato dalla normativa. Ora la seconda fase del monitoraggio. •

Barbara Bertasi

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