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I campioni dello sport
fanno centro a scuola

Roberto Di Donna, con le sue medaglie, e Rossella De Vecchi
Roberto Di Donna, con le sue medaglie, e Rossella De Vecchi
Roberto Di Donna, con le sue medaglie, e Rossella De Vecchi
Roberto Di Donna, con le sue medaglie, e Rossella De Vecchi

Campioni a scuola per le Giornate dello sport. Alla media di Ospedaletto di Pescantina hanno fatto tappa l’olimpionico di pistola libera Roberto Di Donna, il ciclista di casa Francesco Bellotti e Mimmo Palmieri della Est vela Garda. «Un’occasione importante», sottolinea la dirigente dell’Istituto comprensivo 1 di Pescantina, Rossella De Vecchi, «per sensibilizzare i ragazzi sull’importanza e sul valore delle discipline sportive. Accanto ai laboratori interdisciplinari i ragazzi hanno avuto modo di incontrare esperti e sportivi d’eccezione che hanno condiviso le loro preziose esperienze di vita».

Di Donna ha presentato una sintesi coinvolgente del suo percorso sportivo: «Nello sport, come nella vita, sono importanti la motivazione e la voglia di inseguire i propri sogni. Dopo la seconda esperienza olimpica a Barcellona nel 1992, ci sono stati altri quattro lunghi interminabili anni fatti di preparazione, rinunce, ricostruzione personale, di allenamenti estenuanti, solitari, alti e bassi, riso e di pianto, entusiasmo e scoramento che mi hanno portato all’oro olimpico di Atlanta nel 1996».

Ecco il ricordo di quei momenti dalle sue parole: «Scendo in pedana e improvvisamente riesco a svuotare la mia mente di ogni turbamento e libero il mio corpo dalla morsa della paura che mi provoca dolore fisico. È un sogno. Non sento nulla, non provo nulla, non vedo altro che il bersaglio da colpire nel centro perfetto. Oro, oro, oro: una gioia immensa». Ed è importante anche il dopo Olimpiadi.

Di Donna ha riferito ai ragazzi l’importanza della sua esperienza olimpica: «Mi trovo catapultato in un mondo di uguaglianza, dove la competizione si mescola alla solidarietà, al rispetto per i compagni e per gli avversari; non ci sono più stranieri ma filosofie dello sport, ma il sentimento che più mi stupisce trovare in me è l'orgoglio di essere italiano, dove avere una bandiera ha finalmente un significato profondo».

Bellotti di Ospedaletto, è entrato nel professionismo nel 2003, all’età di 22 anni, dopo cinque stagioni da dilettante e varie vittorie in gare internazionali. Ha trascorso nove stagioni da professionista e ha corso cinque Giri d’Italia, un Tour de France e una Vuelta. «È bello porsi alti obiettivi e poterli raggiungere», ha raccontato ai ragazzi, «ma è fondamentale farlo basandosi sulle proprie capacità e senza scendere a compromessi: questo è stato il filo conduttore della mia carriera anche a scapito dei risultati».

Sottolinea la dirigente De Vecchi: «I nostri ragazzi, alla vista delle medaglie olimpiche, sono rimasti meravigliati e hanno chiesto autografi come ricordo della bellissima giornata. L’importante messaggio è che lo sport è scuola di vita e continua fonte di conoscenza personale. È sì sfida con gli altri, come ha ricordato Bellotti, ma soprattutto con se stessi, per lavorare su di sé e migliorare i propri limiti, accettando anche di non raggiungere sempre gli obiettivi prefissati». L.C.

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