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Futuro dell’ospedale Orlandi
«Così è peggio». «No, è logico»

Graziella Manzato, presidente del Comitato dei sindaciL’ospedale Orlandi di Bussolengo
Graziella Manzato, presidente del Comitato dei sindaciL’ospedale Orlandi di Bussolengo
Graziella Manzato, presidente del Comitato dei sindaciL’ospedale Orlandi di Bussolengo
Graziella Manzato, presidente del Comitato dei sindaciL’ospedale Orlandi di Bussolengo

Esprime totale disappunto il Comitato per la salvaguardia dell’ospedale Orlandi di Bussolengo in merito alla modifica delle schede ospedaliere che porterebbe l’ospedale Orlandi a «trovare la sua vocazione», da ospedale per acuti a nosocomio a carattere riabilitativo (L’Arena, 26 ottobre). «Dopo anni di discussioni, incontri, manifestazioni alla presenza dei politici che ci governano e dei direttori generali da essi nominati, è sempre stato risposto di non preoccuparci, di stare tranquilli perché le schede ospedaliere saranno rispettate», dice Adriana Meneghini Frost, portavoce del Comitato. «Già a nostro parere erano riduttive le schede tutt’ora in vigore e non era solo nostra la perplessità che l’ospedale “a due gambe” potesse avere una positiva efficienza e possedere una concreta utilità per i cittadini: l’ospedale su due sedi non ha eguali al mondo e non vi sono evidenze scientifiche che un tale modello organizzativo sia efficace nel curare i cittadini secondo gli standard attuali. Ora a sorpresa viene chiesta una modifica delle schede stesse».

Sulla posizione espressa dal Comitato per la salvaguardia dell’Orlandi (il cui comitato riportiamo qui a lato), interviene Graziella Manzato, sindaco di Sommacampagna e presidente del Comitato dei sindaci del Distretto 4, dell’Ulss 9.

«L’incontro in Regione dell’esecutivo del Comitato dei sindaci con i vertici regionali», spiega Manzato, «ha avuto lo scopo di presentare le richieste di un territorio, di confrontarle con quanto previsto dalle schede ospedaliere del 2013 per valutare possibili modifiche che consentissero di sbloccare in tempi brevi una situazione in stallo da molto tempo. Si è trattato quindi di un incontro consultivo. In seguito la dirigenza ha elaborato una proposta di modifica delle schede che è stata portata all’attenzione dei sindaci in due assemblee: la prima per una presentazione e una prima discussione, la seconda di ulteriore analisi che si è conclusa con un voto favorevole».

IN SINTESI: i sindaci hanno preso atto che la situazione di oggi può essere superata solo con la modifica delle schede.

«La proposta», continua Manzato, «è stata valutata positivamente, nel contesto in cui ci troviamo, per i seguenti motivi: supera la previsione del polo a due gambe tra Villafranca e Bussolengo, di fatto non realizzabile se non con alti costi e scarsa funzionalità, valorizzando due distinte specificità; risponde alla necessità di pronto soccorso a Bussolengo anche per i turisti. In base al DM 70, infatti, è possibile mantenere il pronto soccorso in quanto servizio di riferimento per la zona Baldo Garda considerata disagiata in quanto a collegamenti. Sarà presente un anestesista per le 24 ore».

«La proposta», conitnua la presidente del Comitato dei sindaci del Distretto 4, «attribuisce a Bussolengo la funzione riabilitativa, assicura la presenza posti letto di medicina con primario; consente l’utilizzo e la valorizzazione della struttura di Bussolengo e permette l’apertura dell’ ospedale di Villafranca che serve il territorio dell’area ovest ad oggi privo di servizi ospedalieri. La logica che ha guidato queste considerazioni è di territorio, non di campanile». Una responsabilità che i sindaci si sono assunti.

«DA PARTE LORO», conclude Manzato, «i sindaci si sono presi la responsabilità di fare una valutazione complessiva che possa contribuire a sbloccare una situazione ingessata da anni e il cui protrarsi può solo andare a detrimento dei servizi con danno sia per gli operatori che, soprattutto per i cittadini utenti. L’esecutivo del comitato dei sindaci è comunque disponibile ad un incontro con il Comitato ospedale per un confronto e per eventuali ulteriori chiarimenti».

Lino Cattabianchi

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