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Freddato in strada a colpi di pistola Il killer si suicida

Enrico Faggion, la vittima, aveva 39 anniLa scena del delitto a Trissino. La vittima doveva sposare una veronese e stabilirsi a San Martino
Enrico Faggion, la vittima, aveva 39 anniLa scena del delitto a Trissino. La vittima doveva sposare una veronese e stabilirsi a San Martino
Enrico Faggion, la vittima, aveva 39 anniLa scena del delitto a Trissino. La vittima doveva sposare una veronese e stabilirsi a San Martino
Enrico Faggion, la vittima, aveva 39 anniLa scena del delitto a Trissino. La vittima doveva sposare una veronese e stabilirsi a San Martino

Una serie di spari che squarciano la quiete di una tranquilla giornata estiva. Un corpo che rimane sull’asfalto, esanime, crivellato di colpi. Scene da Far West, ieri, all’ora di pranzo a Trissino dove Enrico Faggion, 39 anni, originario del paese ma residente nel Veronese, è stato freddato con 5 colpi di pistola. Il killer, Giancarlo Rigon, residente a Trissino in via Sant’Antonio, si è tolto la vita poco dopo, all’interno della Mercedes sulla quale si era dato alla fuga. All’origine del folle gesto sembra ci fosse un debito vantato dall’omicida nel confronto della vittima, una questione forse risalente al periodo in cui anche la famiglia di Faggion lavorava, come Rigon, nel settore orafo. GLI SPARI. Mancano pochi minuti alle 13. Faggion, che vive a San Martino Buonalbergo con la fidanzata Sabrina Cuccarese, è appena uscito dall’abitazione della madre, in via Strobe, una laterale di via Nazario Sauro, dove era arrivato poco prima per il pranzo. L’uomo, che si sarebbe dovuto sposare tra una decina di giorni, sta scendendo per la strada a bordo della sua Kia per rientrare al lavoro, a Brogliano, alla MB Conveyors, dove è impiegato come magazziniere. In passato la famiglia è stata titolare di un laboratorio orafo, con punto vendita a Castelgomberto. In seguito l’attività aveva chiuso i battenti e da circa otto anni Faggion lavorava nell’azienda broglianese. In base alle prime ricostruzioni, Carlo Rigon, che lavorava nel settore orafo, attendeva Faggion all’angolo. La vittima scende dall’auto e tra i due inizia una discussione. Improvvisamente Rigon punta contro Faggion una pistola, una Smith & Wesson calibro 38, regolarmente detenuta, e fa fuoco. Cinque colpi in rapida successione, che colpiscono l’uomo in diverse parti del corpo. Una pallottola vagante finisce per colpire il muretto di un’abitazione a circa 50 metri di distanza, rimbalzando poi sul lato opposto della strada, all’altezza dell’ingresso delle piscine comunali. Rigon, quindi, sale a bordo della propria Mercedes e si dà alla fuga. LA CACCIA ALL’UOMO. A quell’ora, sul luogo della tragedia sono presenti diverse persone. La vicina piscina è affollata, c’è chi sta uscendo per andare a pranzo, chi sta entrando. Il rumore degli spari getta nel panico i presenti; una ventina di persone inizia a correre nella direzione opposta. Subito dopo, sulla scena cala un silenzio irreale. I testimoni e i vicini lanciano l’allarme, chiamando il 118 e il 112. Sul luogo dell’omicidio arrivano, a sirene spiegate, un’ambulanza del Suem, i carabinieri di Trissino, i militari del comando provinciale. Gli operatori del Suem cercano subito di soccorrere Faggion; purtroppo, però, per l’operaio non c’è più nulla da fare. Si apre immediatamente un’imponente caccia all’uomo: la descrizione dell’auto in fuga viene diramata a tutte le forze dell’ordine e gli uomini dell’Arma dispongono posti di blocco in tutta la vallata. Nel frattempo, via Nazario Sauro viene chiusa alla circolazione. I carabinieri del comando provinciale, coordinati dal colonnello Alessandro Giuliani, assieme ai colleghi del reparto operativo, del nucleo investigativo e della compagnia di Valdagno, danno subito il via ai rilievi. In breve sul luogo del delitto arrivano il pm Corno, coordinatore delle indagini, e il medico legale. Gli inquirenti ispezionano la salma e lo scenario della tragedia, ascoltando anche i racconti dei testimoni. IL KILLER. Poco per volta si fa strada la pista investigativa che porta a Rigon. I carabinieri arrivano fino alla sua abitazione, ma non lo trovano. C’è solo la compagna. Viene allertata una ditta per aprire la cassaforte dell’omicida, ma il tentativo non va a buon fine. Nell’abitazione i militari trovano altre armi, tutte regolarmente detenute: il padrone di casa aveva la licenza di tiro al volo e si recava spesso al poligono di Lonigo per praticare la propria passione. Dopo poche ore, la svolta: il corpo senza vita di Giancarlo Rigon viene ritrovato in via Masieri, poco lontano dal luogo dell’omicidio, all’interno della stessa Mercedes con la quale si era dato alla fuga. Accanto alla salma, un biglietto, nel quale non è però riportata alcuna spiegazione del gesto, solo le indicazioni riguardanti la propria sepoltura, con la richiesta di Rigon di essere cremato. In queste ore, gli inquirenti stanno scandagliando le vite private della vittima e del killer. Faggion viene descritto come una persona stimata e ben voluta, senza nemici. I colleghi di lavoro, accorsi sul luogo dell’omicidio assieme al titolare dell’azienda, raccontano di non aver mai notato in lui segni di preoccupazione o di inquietudine che potessero lasciar pensare ad un epilogo così efferato. La settimana scorsa, però, tra i due ci sarebbe stato un alterco nel quale Rigon era apparso particolarmente minaccioso. Spetterà agli inquirenti far luce su quali potessero essere i motivi dei dissapori tra il killer e la vittima. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Carollo

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