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Franco il postino va in pensione
dopo 40 anni di porta in porta

Dopo quarant'anni di consegna di lettere e telegrammi, da un po' alle porte delle case di Colognola «Franco postino», come tutti lo chiamano, non suona più e in molti si sono chiesti perché. La discrezione è stata ancora una volta punto fermo dell'operato di Franco Cucchetto tanto da indurlo a non dire quasi a nessuno che per lui è arrivato il tempo di appendere borsa e divisa al chiodo. È andato infatti in pensione il postino dei record. «Ho prestato ininterrottamente servizio per quarant'anni nel mio paese, Colognola, dopo un esordio di qualche mese in altri della provincia», fa sapere Cucchetto, «e, a differenza di quanto capita ai portalettere, non sono mai stato né rincorso né morso da un cane, pur trovandomi a volte in situazioni critiche».

Franco ha consegnato la posta in tutte le frazioni e per i colognolesi è stato più che un postino: «Presentandoti per decenni agli stessi cancelli ed essendo un concittadino, diventi una presenza familiare», racconta l'ormai ex portalettere, «le persone, soprattutto anziane, aspettano il tuo passaggio, si fidano di te». Una fiducia che Cucchetto, campione di riservatezza, non ha mai tradito e che, unita alla disponibilità, è stata distintiva della sua personalità: «Ho sempre avuto rispetto per tutti, cercando di venire incontro alle esigenze della gente e di comprendere le difficoltà che una persona può incontrare anche solo nel ritirare una raccomandata all'Ufficio postale». Al proposito diverse sono le volte in cui Franco, con la sua Vespetta, si è avventurato tra i filari delle viti per consegnare una raccomandata ai contadini occupati con la vendemmia: «Per loro il raccolto è un periodo intenso e dover staccare per presentarsi in ufficio a ritirare una lettera, sarebbe stato poco agevole. Così la consegnavo loro direttamente in campagna».

In effetti non si è mai tirato indietro, vivendo il suo lavoro come una missione: «Ci sono state persone che attendevano il mio passaggio affinché le aiutassi a sollevare un familiare infermo, come pure altre, straniere o poco alfabetizzate, che mi chiedevano di aprire la loro corrispondenza ricevuta e di leggerla. Questo mi ha messo un po' a disagio», confessa, «tanto da cercare di dissuaderle o di indirizzarle ad altri, ad esempio dai parroci, ma quando insistevano supplicanti affinché facessi loro una carità, non potevo tirarmi indietro. Comunque mai», giura Franco, «mi è uscita con altri parola di bocca».

Rigore, riservatezza e disponibilità sono stati i cardini della professione: «Per me le relazioni umane sono state fondamentali», riferisce Cucchetto, «e mi spiace aver assistito in quarant'anni a cambiamenti che, in questo settore, non sempre le hanno valorizzate. Ho iniziato a lavorare all'Ufficio postale di Colognola, quando era diretto da Lino Milani, oggi in pensione, che ci ha raccomandato di operare con precisione, profonda dedizione e rispetto per l'utenza».

Forse sono stati questi i punti di forza che, per più legislature, hanno portato, tra l'altro, Franco Cucchetto a sedere anche in municipio come consigliere comunale, impegno a cui ora può dedicarsi a tempo pieno.

Monica Rama

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