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«Dobbiamo adeguarci
e fare scorte idriche»

Sebbene l’uomo non abbia alcun potere sul meteo, ha tuttavia la possibilità di limitarne i danni. Ne è convinto Antonio Tomezzoli, alla guida del Consorzio di Bonifica veronese: «Servono dei rimedi infrastrutturali», spiega, «non possiamo più lasciare l’Adige alla sua naturalità. Abbiamo visto che quando arrivano le bombe d’acqua ci sono rischi idraulici e nei periodi successivi, quando passa la piena, si registrano problemi per l’irrigazione. Servono allora dei bacini, delle valvole di espansione che raccolgano l’acqua in caso di violente piogge e la rilascino successivamente quando c’è carenza. Abbiamo una importante risorsa: dobbiamo imparare a gestirla. Ci sono state diverse crisi siccitose», aggiunge il presidente, «ricordo ad esempio quella del 2003 che portò a una decurtazione delle derivazioni, sebbene non pesante come quella imposta in questi giorni dalla Regione. L’Adige è però stato il fiume che in Italia ha sempre dato meno problemi, ma è il momento di progettare degli interventi». La soluzione dei bacini prospettata da Tomezzoli avrebbe ad esempio contribuito a risolvere anche la situazione drammatica che l’agricoltura veronese registrò dieci anni fa. Claudio Valente presidente di Coldiretti, ricorda bene il 2007: «C’era stata una forte siccità durante l’inverno e poi, con la primavera, arrivarono anche le bombe d’acqua che fecero danni ben peggiori». Una combinazione drammatica per l’agricoltura. F.LO.

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