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Sul lago di Garda

Via la tassa
di soggiorno?
Sindaci in rivolta

Sul lago di Garda
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Lago di Garda

«In considerazione del rifinanziamento delle risorse a favore degli enti locali prevediamo di abolire la tassa di soggiorno». Ovvero, quando una sola frase riesce a fare aumentare la pressione a centinaia di persone in pochi secondi. Grazie a queste 18 parole, che si ritrovano a pagina 51 delle 58 del così detto «Contratto per il governo del cambiamento», sottoscritto nei giorni scorsi  dal capo del M5S, Luigi Di Maio, e dal Segretario della Lega, Matteo Salvini, sul Garda rischia di abbattersi una vera e propria bufera.

 

A commentare sono i tre sindaci dell'alto Garda dove, da pochi anni, l'imposta è stata reintrodotta su tutta la riviera. A fine novembre 2017 inoltre, dopo un incontro col ministro dell'ambiente, Gian Luca Galletti, l'Ats, l'Associazione temporanea di scopo, quella che si sta occupando della realizzazione del nuovo collettore del Garda e che è formata dai sindaci dell'intero lago, aveva deciso che, per i Comuni, la fonte primaria da cui attingere le risorse per la nuova struttura fognaria sarà probabilmente l'imposta di soggiorno. I sindaci, consapevoli della necessità di dover trovare soldi per il collettore da 200 milioni di euro e della insufficienza della sola imposta di soggiorno, avevano pure proposto al Governo di sbloccare altre risorse sotto forma di allentamento del Patto di stabilità interno dei Comuni gardesani, o di aumento del Fondo di solidarietà a essi destinato.

 

Ma se venisse meno questa tassa, cosa succederebbe ai bilanci municipali? Lo scorso anno, nel solo periodo gennaio- agosto 2017, la imposta di soggiorno per gli otto comuni rivieraschi aveva un valore di oltre 5 milioni e mezzo di euro, contro i 6 milioni e 730mila euro circa del 2016. Cosa ne pensano i primi cittadini dell'alto lago dell'eventuale abolizione della tassa di soggiorno, fonte di reddito oggi impiegata sia per la promozione turistica che per sistemare arredi urbani, spiagge, strade, aiuole e quant'altro faccia da biglietto da visita per il turismo?

 

«Se il nuovo governo troverà una fonte di finanziamento alternativa e diretta per i comuni, nessun problema», argomenta Tommaso Bertoncelli, sindaco di Brenzone del PD. «Ma sono molto scettico sulla possibilità di trovare finanziamenti alternativi». Linea ancor più netta per Stefano Nicotra, primo cittadino di Torri, di Forza Italia. «Sono totalmente contrario», ha detto Nicotra, «perché quei denari sono spesi per manutenzioni, manifestazioni turistiche e il bus turistico che collega le varie aree del territorio. Senza tener conto che si riaprirebbe il problema del finanziamento del nuovo collettore». Stesso pensiero di Claudio Bertuzzi, vicesindaco reggente di Malcesine, della Lega. «Sono assai contrario all'eventuale eliminazione della imposta. O meglio, penso sarebbe possibile solo attuando prima la piena autonomia regionale. Penso sia davvero una follia ipotizzare l'abolizione della tassa di soggiorno, che si paga in qualunque città io sia andato e lo dico pure da albergatore. A Malcesine, peraltro, la abbiamo appena raddoppiata e per noi vale circa 1,4 milioni l'anno». 

Gerardo Musuraca

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