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Un’unica «regia»
per il controllo
della pesca nel lago

Il Garda deve essere gestito come un’unica entità anche per quanto riguarda la pesca, il ripopolamento e la conservazione della fauna lacustre, la gestione degli impianti ittogenici e la sorveglianza del lago. A chiederlo sono i pescatori sportivi benacensi che si sono riuniti a Desenzano.

Tra le associazioni presenti quella con il maggior numero di soci, 110, è stata la Pescasportiva di Bardolino. «Il problema», hanno sottolineato i pescasportivi, «è far rispettare il regolamento di pesca, ma da quando la competenza è passata alle regioni la situazione è peggiorata. Si sta verificando anche una migrazione dei bracconieri che si spostano in acque bresciane dove i controlli sono carenti».

E hanno aggiunto: «Il regolamento della pesca sul Garda se fatto rispettare potrebbe portare grandissimi benefici all’ecosistema lago. Ogni provincia che si affaccia sul lago però dovrebbe avere una pattuglia di guardiapesca sempre presente anche perché il declino biologico del lago sta continuando in modo inesorabile. C’è da combattere l’inquinamento ma anche i comportamenti scorretti».

L’alborella meglio conosciuta come aola, un tempo pesce simbolo del Garda, è oggi quasi scomparsa. È in vigore anche il divieto di pesca del carpione, ormai ridotto al lumicino. L’anguilla, poi, ha subito il divieto assoluto di pesca e commercializzazione a causa dei policlorobifenili di cui è risultata contaminata. La trota è in forte declino e solo le continue semine ne mantengono un limitato numero nel lago. Anche il luccio di ceppo nostrano è sempre più in difficoltà ed anche il pesce persico sta soffrendo. Solo il lavarello sembra essere in salute anche grazie all’opera degli incubatoi.

Intanto i ricercatori dell’Università Ca’ Foscari stanno studiando Il fenomeno del cambiamento climatico con il conseguente aumento della temperatura anche del lago di Garda. Quest’attività riguarda la sopravvivenza di pesci del lago. Il Garda e l’Alto Adriatico sono due tra i sedici casi di studio che saranno analizzati nel corso di una ricerca che impegnerà per i prossimi quattro anni 21 istituzioni, tra università, centri di ricerca ed organismi sovranazionali di 21 Paesi. Il progetto è stato finanziato con 5 milioni di euro nell’ambito del programma europeo «Horizon 2020». L.B.

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