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Tragedia, sub muore durante l’immersione

I  tentativi di rianimazione del subacqueo  Enzo Fontana,
I tentativi di rianimazione del subacqueo Enzo Fontana,
I  tentativi di rianimazione del subacqueo  Enzo Fontana,
I tentativi di rianimazione del subacqueo Enzo Fontana,

Tragedia mortale nelle acque del lago di Garda. Domenica mattina verso le 11.55 a Torri del Benaco è morto un subacqueo di 55 anni, Enzo Fontana, nato a Valdagno in provincia di Vicenza, ma residente nel Padovano. Lo sportivo si era immerso alla mattina, pare in compagnia di alcuni amici quando, per cause ancora in corso di accertamento da parte dell’ autorità giudiziaria, è stato visto riemergere da solo, immobile, nelle acque dinanzi allo Yachting Club di Torri, accanto all’ex Lido Bagni. Ad avvistarlo è stata una ragazza di Torri, Silvia Vedovelli, che lavora proprio allo Yachting Club. «Ho dato immediatamente l’allarme chiamando il 118», ha spiegato la giovane, «Io e i miei amici Lorenzo Marchetti, Michele Fedrigoli, Cristian Holzmaier e Simone Quaglia, siamo scattati a bordo del nostro gommone e abbiamo recuperato questo signore a circa 250 metri dalla costa». Lo sportivo originario di Valdagno «praticamente galleggiava con il viso rivolto verso il cielo», ha raccontato Cristian Holzmeier, «e aveva il viso completamente insanguinato, sia sotto la maschera che all’esterno. Gli abbiamo dato subito dell’ossigeno e abbiamo iniziato la rianimazione cardiopolmonare direttamente sul gommone, prima ancora di sbarcarlo sul pontile. Ma, onestamente, abbiamo capito da subito che era messo molto male, perché era tutto blu in volto e non si riprendeva». Nel frattempo il 118 aveva inviato sul posto un’ ambulanza della Croce Bianca di Torri e l’eliambulanza. Ad intervenire dal cielo sono arrivati gli uomini di Trentino Emergenza che, pur non essendo competenti per territorio, sono atterrati nello spiazzo verde davanti al castello scaligero in accordo con i colleghi di Verona. Anche i sanitari di Trentino Emergenza hanno protratto la rianimazione per oltre 40 minuti ma ormai, per il malcapitato sportivo, non c’era più nulla da fare. Sul posto sono intervenuti anche i Carabinieri di Torri, guidati dal maresciallo Urbano Chignola, che hanno posto sotto sequestro la attrezzatura di Enzo Fontana, e due agenti della Polizia locale di Torri, che hanno collaborato a mantenere l’ordine e hanno lavorato per liberare il piazzale per i soccorritori e l’eliambulanza. Ben presto è arrivato anche il sindaco di Torri, Stefano Nicotra. «Due incidenti gravissimi in neanche quattro giorni», ha detto scosso il primo cittadino, «è una cosa molto preoccupante e che non si deve più ripetere a Torri. Pochi giorni fa il mio amico Luca Pallaver ha rischiato di morire, ora questo signore del Padovano che, invece, è mancato: tutto questo fa davvero riflettere anche su questo sport e sui pericoli che porta con sé». «Penso che nei giorni prossimi convocherò tutte le associazioni che si occupano di subacquea», ha aggiunto il primo cittadino, «e che vengono a fare immersioni a Torri per cercare di vedere come si possa migliorare la sicurezza. Davvero, così non si può più andare avanti». Il riferimento del sindaco è anche all’amico scomparso il 17 dicembre 2017, Alberto Tomei, presidente di Azienda gardesana Servizi, morto proprio a seguito di un’ immersione subacquea e tornato alla mente quando, a metà della settimana scorsa, Pallaver ha rischiato di morire proprio dinanzi allo Yachting Club. Ha puntato decisamente il dito sulla «mancanza di sicurezza» e sulla «necessità di intervenire al più presto» invece Nicola Grazioli. Grazioli è istruttore di subacquea e opera proprio allo Yachting Club con al sua associazione, Sub Event, con la quale fa solo immersioni tecniche. «Le disgrazie», ha detto Grazioli, «in questo sport accadono spesso ma accadono molto più spesso, o quasi solo, ai subacquei esperti. Mentre a calcio ti puoi slogare una caviglia o, al limite, rompere una gamba, qui se ti va storta muori. Lo abbiamo ben chiaro e ne abbiamo avuto, purtroppo, la dimostrazione in questa ultima settimana». E che cosa si può fare? «La gente», ha proseguito Grazioli, «dovrebbe immergersi solo con la barca di appoggio quando fa immersioni come quelle che si fanno qui davanti. Mentre una decina d’anni fa questo veniva imposto dalla legge, ora questa accortezza non viene più rispettata. I subacquei poi, a volte anche quelli più esperti, dimenticano che il lago è infido e non hanno cognizione dei propri limiti. Per questo succedono spesso le tragedie». Anche Nicola Grazioli era sott’acqua, ieri mattina, ma ha capito che qualcosa non andava solo quando si è accorto che il gommone dei suoi amici era uscito a recuperare il malcapitato sportivo, immersosi con altri compagni i quali, della tragedia, hanno appreso solamente quando sono tornati a riva a fine immersione. •

Gerardo Musuraca

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