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Tav gardesana sotto i raggi X
«Il progetto va modificato»

Un treno ad alta velocità: segnalate altre criticità sulla tratta
Un treno ad alta velocità: segnalate altre criticità sulla tratta
Un treno ad alta velocità: segnalate altre criticità sulla tratta
Un treno ad alta velocità: segnalate altre criticità sulla tratta

Altroché cantieri della Tav Brescia-Verona in procinto di partire nel 2017.

Non solo il progetto definitivo redatto da Cepav Due (Consorzio Eni per l’alta velocità) deve ancora essere approvato dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), ma prima di ottenere il via libera conclusivo deve superare numerose lacune progettuali che incidono sul livello di sicurezza dell’opera e sull’impatto con i territori attraversati.

La brusca battuta d’arresto è arrivata dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, massimo organo tecnico consultivo dello Stato, chiamato ad esprimersi sul progetto prima della valutazione finale del Cipe.

L’esito del parere e il verbale della seduta a Roma - a cui hanno partecipato anche sindaci e amministratori dei Comuni attraversati dalla tratta - non lasciano spazio a dubbi.

«Il progetto definitivo in esame», sta scritto tra le 73 pagine di resoconto, «deve essere rivisto, modificato e integrato/adeguato nel rispetto delle aggiornate e vigenti nuove norme tecniche per le costruzioni». Il progetto, che ha iniziato il suo iter negli anni Novanta per essere approvato nella sua versione preliminare nel 2003 e presentato nella veste definitiva nel 2014, si basa sulla normativa tecnica risalente al 1988 e «superata fin dal 2005».

Ma la bacchettata va oltre: «Tenuto conto del lungo arco temporale trascorso dalla prima formulazione del progetto», la scelta di utilizzate norme ormai obsolete rappresenta per il Consiglio «un carattere di illogicità e di non opportunità». L’invito è ad adeguare gli elaborati alle nuove regole, dal momento che «il riferimento ad un quadro normativo superato è tale da comportare non trascurabili effetti sulle condizioni di sicurezza». Ma ci sono anche i possibili problemi di tipo idrogeologico, che il Consiglio invita a sottoporre a una «sostanziale verifica soprattutto per quanto attiene ai livelli della falda oggi presenti nelle aree d’interesse».

La preoccupazione è per le gallerie, i cui tracciati «sono stati sottoposti ad approfondimenti sugli assetti idrogeologici che hanno solo in parte dato risposte alle criticità individuate, relative alle interferenze delle opere in termini d’influssi sulla circolazione nonché quali possibili causa di inquinamento in particolare in fase di costruzione». A titolo d’esempio vengono citate le gallerie Santa Cristina, Madonna del Frassino e Mano di Ferro previste a Peschiera del Garda, riconosciute come «critiche» nel progetto perché «ponendosi lungo le direttrici di alimentazione sotterranea tra la porzione di monte del bacino e il laghetto del Frassino opererebbero un’azione di schermatura, intercettando di fatto una buona parte delle acque che alimentano sub-superficialmente il laghetto».

Ma c’è anche il capitolo costi. «L’importo stimato in circa 3 miliardi e mezzo», osserva il Consiglio, risulta «ancora affetto da numerose aleatorietà e lontano dal poter essere considerato definitivo».

Due le necessità sottolineate: da un lato quella che «tutte le osservazioni, raccomandazioni e prescrizioni di carattere tecnico formulate dall’Assemblea (il Consiglio, ndr), nonché quelle emerse nel corso dell’iter autorizzativo, debbano concorrere all’esatta definizione del prezzo». Dall’altro c'è il richiamo a una «rigorosa attività di vigilanza affinché sia garantito il rispetto dei requisiti del contratto «chiavi in mano» come evidenziato più volte dall’Anac». Buona parte del dispositivo si rifà al parere espresso nel 2015 dalla Regione Lombardia: parere positivo con prescrizioni tali «da poter mettere in discussione alcuni elementi di base del progetto stesso, quali quelli riferiti all’esame e al confronto con ulteriori soluzioni alternative (tra le quali rientrerebbe anche il potenziamento della linea storica, ndr)». Prescrizioni da risolvere «prima della sottoposizione del progetto al Cipe». E se in seguito agli approfondimenti richiesti si dovessero configurare nuove soluzioni progettuali, si dovrà ottenere un nuovo parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici.

Katia Ferraro

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