<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Stop agli affitti fantasma»

Turisti sulla riviera gardesana, il fenomeno degli affitti «brevi» risulta in piena espansione
Turisti sulla riviera gardesana, il fenomeno degli affitti «brevi» risulta in piena espansione
Turisti sulla riviera gardesana, il fenomeno degli affitti «brevi» risulta in piena espansione
Turisti sulla riviera gardesana, il fenomeno degli affitti «brevi» risulta in piena espansione

La lotta all’economia sommersa nel settore turistico parte dai dati e dal confronto tra il numero degli appartamenti locati per finalità ricettive regolarmente censiti dai Comuni e l’elenco, normalmente molto più lungo, di quelli presenti in portali dedicati su internet.

È su questa scia che si colloca il rapporto nazionale «Sommerso turistico e affitti brevi, le bugie della sharing economy a confronto con i dati reali» realizzato e diffuso da Federalberghi nazionale con la collaborazione di Incipit Consulting, agenzia specializzata in ricerca e consulenza nel settore del turismo.

Lo studio è stato condotto a livello nazionale censendo le strutture extralberghiere proposte in affitto sui principali portali, sia come interi appartamenti che come singole camere. Al momento i dati diffusi puntano i riflettori sul caso Airbnb, il portale nato nel 2007 con lo scopo iniziale di mettere in contatto persone in cerca di un alloggio temporaneo con persone che dispongono di uno spazio da affittare nella propria casa, e diventato negli ultimi anni una vetrina con centinaia di migliaia di annunci nel mondo.

In una giornata di agosto di quest’anno gli alloggi proposti in Italia erano 222.786 (+22 per cento in otto mesi), 1.467 a Verona (+21,6 per cento da ottobre 2015) e 787 nei Comuni della sponda veronese del lago, come riportato in una nota diffusa da Federalberghi Garda Veneto. Di questi ultimi, evidenzia il rapporto, il 76,5 per cento si riferisce a interi appartamenti, il 68,9 è disponibile per più di sei mesi e il 61,9 è gestito da host che mettono in vendita più di un alloggio.

Numeri che fanno riflettere se confrontati con i dati ufficiali Istat. A Verona, ad esempio, lo scarto è sostanzioso: 1.139 le strutture censite dall’Istat a dicembre 2015 (tra alloggi affittati, B&B e agriturismi), 1.467 quelle presenti su Airbnb in agosto.

LA RICERCA conferma l’allarme lanciato a più riprese sul territorio da Federalberghi Garda Veneto. «Questi dati», sottolinea il presidente Marco Lucchini, «ci spingono a interrogarci sul fenomeno della sharing economy (letteralmente economia della condivisione, ovvero pratiche di scambio e condivisione di beni, in questo caso alloggi di proprietà, ndr) che, nata per aiutare le famiglie ad incentivare il reddito familiare, ha modificato la sua funzione primaria fino a far nascere delle vere e proprie imprese, spesso non dichiarate agli organi di competenza, quindi senza regole, senza controlli e senza oneri». Riprendendo quanto diffuso a livello nazionale, Lucchini evidenzia alcune «falsità» di questo modello: la mancata condivisione dell’esperienza con il titolare dell’alloggio, visto che nella maggior parte dei casi viene locato l’intero appartamento, ma anche l’impossibilità di definirle come attività occasionali e integrative del reddito, dal momento che «la maggior degli appartamenti è disponibile per oltre sei mesi all’anno e molto spesso fa capo a inserzionisti che gestiscono più alloggi».

LA RICHIESTA è sempre la stessa: «Stesse regole nello stesso mercato». Da mesi, ricorda Lucchini, Federalberghi Garda Veneto sta portando avanti questa battaglia cercando di spronare anche le amministrazioni comunali ad attivare i controlli. L’invito è stato formalizzato in una lettera che un mese fa le associazioni degli albergatori di ogni paese hanno inviato ai rispettivi sindaci. «Molti hanno avviato delle verifiche con interessanti risultati, ma secondo noi l’azione sarebbe più efficace se queste attività fossero coordinate e i risultati messi a confronto per facilitare il lavoro di tutti», rimarca Lucchini, ribadendo la disponibilità a collaborare con gli amministratori e gli organi di controllo.

Una lotta all’illegalità «che si tradurrebbe in maggiori tributi locali alle casse comunali e quindi a disposizione della comunità. Il nostro impegno», conclude il presidente, «è volto a tutelare tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza».

Katia Ferraro

Suggerimenti