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Serit si ribella e alza il tiro
«Siamo perseguitati»

Una delle linee di trattamento dello stabilimento Serit
Una delle linee di trattamento dello stabilimento Serit
Una delle linee di trattamento dello stabilimento Serit
Una delle linee di trattamento dello stabilimento Serit

Serit ricorre al Tar contro il Comune. Chiede sia l’annullamento di quattro provvedimenti dell’ente pubblico rivolese sia un risarcimento danni che, secondo alcuni conti del presidente della Serit Roberto Bissoli, «potrebbe aggirarsi intorno agli 800mila euro».

Viene notificato oggi al tribunale amministrativo regionale e pertanto inviato all’ente locale e al sindaco Armando Luchesa, un ricorso dell’azienda di Servizi per l’igiene del territorio stilato dagli avvocati Giovanni Sala e Franco Zambelli.

«Nei nostri confronti, da parte dell’amministrazione comunale, è in atto un trattamento persecutorio», sottolinea Bissoli. «Vogliamo che venga fatta chiarezza e giustizia». Spiega che, nel ricorso al tribunale amministrativo regionale, si chiede anzitutto di far decadere l’efficacia delle ordinanze del 15 settembre e del 2 agosto scorso, a firma del sindaco Armando Luchesa.

Queste ordinanze hanno stabilito la sospensione dei lavori di costruzione dell’impianto di recupero e stoccaggio di rifiuti solidi urbani e speciali non pericolosi iniziati in località Terramatta, nel terreno acquistato da Serit per trasferire la sua sede logistico operativa da Cavaion a Rivoli.

La storia, in breve, è questa. La scorsa estate la ditta incaricata da Serit inizia a eseguire i lavori. «Sono stati fatti tutti i rilievi, l’area è stata recintata e sono cominciati gli sbancamenti del terreno», elenca il presidente della Serit. Il Comune però blocca tutto e chiede gli oneri di urbanizzazione. «Questo fermo dei lavori è illegittimo», ribatte Bissoli. «Siamo stati autorizzati a costruire l’impianto dalla Provincia, con un determina in data 28 settembre 2015, e cioè da un organo superiore al Comune e competente per la materia».

Su questo verte il primo punto dell’ennesimo scontro giudiziario nella battaglia legale in corso tra l’amministrazione comunale e Serit, che raccoglie e smista rifiuti in 124 comuni sia veronesi che mantovani. «Abbiamo bisogno di espanderci e garantire la piena sicurezza ai nostri lavoratori», sottolinea Bissoli. Ma a Rivoli la cosa non s’ha proprio da fare secondo il Comune, da sempre contrario all’insediamento per una serie di ragioni sfociate anche in un ricorso al Tar contro l’autorizzazione ottenuta da Serit, sostenuto da 400 firme di cittadini (perso dal Comune, che ha annunciato di volersi appellare al Consiglio di stato).

Nel ricorso di Serit, inoltre, si chiede l’annullamento sia del provvedimento del 15 settembre, firmato sempre dal sindaco Luchesa, con cui vengono stabiliti gli oneri richiesti all’azienda, in totale 2.245.354 euro, per costruzione e per monetizzazione degli standard primari e secondari non ceduti, sia di due deliberazioni di giunta, del 16 febbraio 2005 e del 28 febbraio 2001, per la parte relativa alle modalità di versamento.

A sentire Bissoli i conti non tornano proprio. «Chiediamo il ricalcolo degli oneri», dichiara. «La quota commisurata al costo di costruzione degli uffici, che ci è stata addebitata, non è dovuta. Il Comune, tra l’altro, ci considera un’azienda pubblica, ma Serit è giuridicamente un’azienda privata che svolge un servizio pubblico. Abbiamo fior fiore di pareri legali che lo attestano».

Infine, nel ricorso c’è la richiesta di condanna del Comune e, in solido, di Luchesa, al risarcimento del danno subìto con il blocco del cantiere. «Abbiamo stimato circa 7mila euro al giorno di danni, ma non sono state stabilite cifre nel ricorso», conclude Bissoli. «La giustizia farà il suo corso e il danno sarà quantificato nel dettaglio nel corso del giudizio. Ma se fossi il sindaco di Rivoli comincerei a preoccuparmi».

Camilla Madinelli

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