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Serit, il Comune al Consiglio di Stato

La presentazione del volume di BanterlaUna fase del ciclo di lavorazione alla Serit
La presentazione del volume di BanterlaUna fase del ciclo di lavorazione alla Serit
La presentazione del volume di BanterlaUna fase del ciclo di lavorazione alla Serit
La presentazione del volume di BanterlaUna fase del ciclo di lavorazione alla Serit

Dal Tar al Consiglio di Stato. Il tema è il trasferimento di Serit da Cavaion a Rivoli, in località Terramatta, deciso dall’azienda per espandersi e mai digerito dall’amministrazione comunale. Mentre l’azienda di Servizi per l’igiene del territorio ricorre al Tar di Venezia contro il Comune, chiedendo nei giorni scorsi l’annullamento dei provvedimenti di blocco cantiere e un risarcimento danni, il Comune si rivolge al Consiglio di Stato a Roma «per salvaguardare il territorio da un insediamento che non si sposa per niente con il suo futuro e quello di chi lo abita» sottolinea il sindaco, Armando Luchesa.

La mossa era stata più volte preannunciata. Il Comune chiede che venga esaminato in appello il ricorso presentato al Tar oltre un anno fa, sostenuto anche da 400 firme. Conteneva un lungo elenco di criticità, obiezioni al progetto e osservazioni sull’impatto ambientale, cioè tutti i motivi alla base della ferma opposizione dell’ente locale alla decisione di Serit di costruire a Rivoli un impianto di recupero e stoccaggio di rifiuti solidi urbani e speciali non pericolosi. Quel ricorso, però, è stato giudicato irricevibile dal Tar. Il Comune non si è arreso. E sabato 15 ottobre, il giorno dopo aver ricevuto il ricorso di Serit al Tar con tanto di richiesta danni, ha depositato all’ultimo grado della giurisdizione amministrativa un plico di 118 pagine. «Contiene la cronistoria e di nuovo tutte le nostre perplessità», sottolinea il primo cittadino.

LE RAGIONI DEL NO. «Abbiamo altre idee per lo sviluppo del nostro territorio, siamo convinti di quello che facciamo e pertanto andiamo avanti», continua Luchesa. Lo dice con voce ferma nel suo ufficio in municipio, insieme al vice Luca Gandini e al consigliere delegato all’ambiente Mario Arduini. Lo ha ripetuto a gran voce pubblicamente, sabato scorso, durante la presentazione in sala don Mori del libro «Forte Rivoli. Il sistema di difesa della Chiusa Veneta», curato dal giornalista rivolese (e consigliere di minoranza) Gino Banterla e dall’architetto Lino Vittorio Bozzetto, esperto in fortificazioni, con contributi di Alfonso Magro e Umberto Pelosio. C’erano oltre 300 persone, sabato, in sala e fuori. Una folla che raramente si vede, in paese, a un evento culturale.

«Crediamo nel nostro patrimonio paesaggistico, storico e monumentale, di cui il Forte è parte importante, nel turismo e nell’agricoltura», spiega Luchesa. Cicloturismo, produzioni agroalimentari, cultura: sono queste le attività su cui la sua amministrazione vuole puntare. «Localizzazioni, industrie e attività come quella di Serit non hanno nulla a che vedere con una tale visione, ma portano solo disagi a non finire. Pertanto continuiamo la nostra battaglia». A dargli man forte Banterla: «Sono altre le prospettive per Rivoli», afferma, «quello di Serit sarebbe un insediamento sciagurato».

LA CONTROVERSIA AL TAR. Intanto il Comune si dovrà difendere dal ricorso appena depositato da Serit al tribunale amministrativo regionale. «Vedremo quando sarà fissata l’udienza, saremo pronti a controreplicare», annuncia Luchesa. Come prima cosa, secondo tale ricorso e secondo il presidente dell’azienda, Roberto Bissoli, è in atto un trattamento persecutorio verso l’azienda che raccoglie e smista rifiuti solidi urbani per decine e decine di Comuni veronesi. Rivoli compreso. «Non è vero, non c’è nessun accanimento contro Serit, le nostre ragioni sono sempre state chiare e motivate», replica Luchesa. Aggiunge il vice sindaco Gandini: «Serit, nel nostro contesto, rovinerebbe tutto. Abbiamo agito come avremmo fatto con chiunque non sia in linea con la nostra idea di sviluppo locale».

Secondo punto: Serit contesta al Comune i 2.245.354 euro richiesti come oneri e chiede un ricalcolo. «Lo apprendiamo dal ricorso e non capiamo perché la richiesta non sia arrivata durante uno dei vari momenti di confronto tra tecnici comunali e dell’azienda», dichiara Luchesa. «Serit ci aveva già fatto notare conteggi a suo avviso errati, tant’è che abbiamo già tolto 26mila euro dalla prima cifra totale. Poi non abbiamo ricevuto altre contestazioni».

E ancora: i provvedimenti sono stati firmati dal sindaco invece che dal responsabile degli uffici tecnici del Comune. Perché il parere tecnico è stato negato o, appunto, come riprova dalla persecuzione politica contro Serit? «Non è affatto così», risponde Luchesa. «Ho firmato io perché da mesi il responsabile dell’area ambiente ed ecologia è assente per malattia e, nel contempo, eravamo senza segretario comunale. L’attività dell’ente non si può fermare, però, e gli amministratori sono chiamati a subentrare. Ne avremmo fatto volentieri a meno, ma così è. Ora andiamo avanti».

Camilla Madinelli

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