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Senecio, la pianta infestante e tossica da abbattere

«Il Senecio: pianta tossica e infestante da non sottovalutare», argomento esaminato alla Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona. Di quest’erba parlerà oggi alle 16 a Malga Valfredda Crocetta, il professor Daniele Zanini, responsabile scientifico dell'Orto botanico del Baldo, parte del Parco naturalistico scientifico di Novezzina, gestito per il Comune dalla Cooperativa sociale centro di lavoro e dal Circolo astrofili veronesi (Cav). Lo farà dopo le visite alla mostra qui allestita, che saranno guidate alle 11 e poco prima delle 16 da Virginia Cristini, presidente della biblioteca di Rivoli che, con quella di Caprino, ha curato questo allestimento «Monte Baldo «Monte Paterno». È visibile oggi e domani dalle 10 alle 18 e nei feriali prenotando al 3386272483. Sempre nel fine settimana sono previste escursioni alla scoperta della flora e della vicina Malga Valfredda di Dentro, restaurata dal Comune di Caprino, proprietario di entrambe le malghe. «La mostra custodisce attrezzi per la lavorazione del latte», evidenzia Cristini. Del senecio dice Zanini: «Pianta più invasiva della gramigna, può diventare pericolosa perché s’insinua nella filiera alimentare finendo in carne, uova, latte e latticini, prodotti di montagna. Anche al nostro orto l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha assegnato il compito di fare studi di tutela della sicurezza in campo «fitoalimurgico (ndr l’alimurgia è la scienza che riconosce l’utilità di cibarsi di determinate piante selvatiche), lo sta monitorando». Perché questa pianta diffusa sul Baldo va combattuta. «Contiene una tossina molto pericolosa. Sebbene una prescrizione sugli infestanti obblighi i malghesi e pulire i pascoli, il senecio si sta diffondendo». Una sua molecola può entrare nella filiera alimentare: «Se ingerito per lunghi periodi da erbivori, equini, bovini, pecore - in alpeggio e animali di bassa corte – galline, oche, anatre - si fissa a livello del fegato entrando negli alimenti derivati. Non vogliamo creare allarmismi», prosegue, «poiché il senecio di norma è evitato per il suo gusto amaro. Permane però il rischio che sia ingerito dopo il taglio e l’essicazione dell’erba quando perde l’amaro ma mantiene la tossina». •

B.B.

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