<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Sanzioni ai natanti sul Garda, prime multe a chi guida ubriaco

L’intervento della Guardia costiera a Tremosine col sub polacco Waclaw Lejko annegato il 22 settembreAltro recente intervento della Guardia costiera
L’intervento della Guardia costiera a Tremosine col sub polacco Waclaw Lejko annegato il 22 settembreAltro recente intervento della Guardia costiera
L’intervento della Guardia costiera a Tremosine col sub polacco Waclaw Lejko annegato il 22 settembreAltro recente intervento della Guardia costiera
L’intervento della Guardia costiera a Tremosine col sub polacco Waclaw Lejko annegato il 22 settembreAltro recente intervento della Guardia costiera

Gerardo Musuraca Una nuova tipologia di magagne hanno creato scalpore nel 2017 tra gli addetti ai lavori: «la navigazione in stato di ebbrezza e l’utilizzo non conforme alla normativa per moto d’acqua o barche con traino di galleggianti» Rivelano dalla Guardia costiera. E raccontano che, in particolare, per lo stato di ebbrezza un episodio era avvenuto al largo di Peschiera in estate. Su un motoscafo si trovavano due famiglie composte da otto persone, tra cui quattro adulti, tre ragazzini e un bambino. Arrivati a un miglio al largo di Peschiera, le due persone che avevano condotto la barca avevano deciso di fare un tuffo e si erano lanciate in acqua. Poi però, per i forti temporali in arrivo, le raffiche di vento avevano spinto lontano il motoscafo e i due turisti non erano più riusciti a risalire. A bordo della barca era rimasta una coppia coi quattro minorenni e si era scatenato il panico perchè nessuno di loro era in grado di guidare il mezzo. Successivamente s’era venuto a sapere che i due «bagnanti notturni» erano in stato di ebbrezza. Ma c’è un altro tasto che duole a chi amministra il lago: è record di decessi nelle acque nel Garda rispetto agli anni precedenti. Con 15 morti il 2017 si è confermato «annus horribilis» per il più grande lago d’Italia. Sembrano forse pochi due in più rispetto al 2016, ma se il confronto viene fatto col 2015, cambia la prospettiva perchè i deceduti erano stati «solo» otto. A dare i dati e a fare il bilancio della stagione estiva è stato il comandante della Guardia Costiera di Salò, il capitano di corvetta Sandy Ballis.«I decessi sono stati 15 rispetto ai 13 del 2016», ha detto Ballis. Rispetto al 2015, però, l’aumento negli ultimi due anni è stato quasi del 100 per cento, visto che i casi erano stati appunto 8. «I decessi del 2017», ha proseguito il numero uno degli uomini in divisa bianca, «sono però da analizzare: 4 sono stati suicidi, 2 morti hanno riguardato malesseri di subacquei, 3 sono stati annegamenti dovuti a malori durante balneazione, e altre 2 persone sono annegate in occasione di sinistri causati da peggioramento repentino delle condizioni meteorologiche o imprudenze nell’acqua. Infine, 3 morti sono state causate da malori prima di cadere in acqua e un decesso è avvenuto per imprudenza nella conduzione della imbarcazione». Insomma: i decessi, come hanno confermato da Salò, sono prevalentemente dovuti a imprudenze. Il triste primato dei defunti si è riconfermato alla sponda lombarda, che ha registrato otto morti (erano stati sei nel 2016) contro i sette del Veneto (erano stati cinque nel 2016). Zero morti in Trentino nel 2017 contro i due del 2016. Le chiamate alla Guardia costiera e le miglia nautiche complessivamente percorse sono in calo rispetto all’anno scorso: 6489 contro le 9017 nel 2016 e le 11790 del 2015. In aumento però l’impiego di ore, ben 185 rispetto alle 142 del 2016, per ricerche e soccorsi. «Nel 2017 per ricerca e salvataggio la nostra sala operativa di Salò ha ricevuto 1586 chiamate, in flessione rispetto al 2016», ha ripreso Ballis, «a significare che l’attività di prevenzione, vigilanza e polizia marittima ha dato maggior sicurezza e consapevolezza delle normative in vigore. A fronte del decremento delle chiamate è da riscontrare un incremento delle operazioni di soccorso coordinate dalla sala operativa, cioè 90, che hanno portato al salvataggio di 129 persone e 38 unità da diporto. Un aumento delle missioni di ricerca e soccorso di circa il 30% rispetto al 2016, che trova corrispondenza anche nel numero delle miglia percorse dalla unità navali impegnate in missioni prettamente di ricerca e soccorso, 2038 miglia, il 12% in più rispetto al 2016». Ma non è tutto. Calo delle sanzioni amministrative rispetto al 2016: 142 contro le 161 del 2016 e le 215 del 2015. «Le violazioni più frequenti», ha concluso il comandante, «sono state sulla navigazione non consentita in aree destinate alla balneazione, alla mancanza di documenti di bordo, alla navigazione in assenza di condizioni di sicurezza». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti