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Punta Veleno, impresa rimandata

Luca Panichi a Punta Veleno con i suoi sostenitori
Luca Panichi a Punta Veleno con i suoi sostenitori
Luca Panichi a Punta Veleno con i suoi sostenitori
Luca Panichi a Punta Veleno con i suoi sostenitori

Luca Panichi non e l’ha fatta a scalare Punta Veleno in carrozzella. La performance dell’atleta della Società ciclistica Lupatotina non è terminata favorevolmente e, dopo 3 chilometri, è stata sospesa dagli organizzatori. Ma l’ex-atleta del ciclismo finito in sedia a rotelle dopo un grave incidente stradale è riuscito ugualmente nell’impresa. «Quella di sensibilizzare l’opinione pubblica contro l’atassia-telenagectasia», ha detto Maurizio Spoladori, presidente del sodalizio che ha sede a San Giovanni Lupatoto. «Nell’ambito del progetto Luparound 2017», ha spiegato, «stiamo percorrendo 50 salite durissime per far vedere che non ci pieghiamo a questa malattia. La vogliamo far conoscere attraverso queste sfide sportive». Un modo per accendere i riflettori su un male che colpisce soprattutto i bambini e che è una patologia ereditaria caratterizzata dalla precoce perdita di coordinazione dei movimenti associata a immunodeficienza. L'aspettativa di vita è ridotta proprio per le infezioni e la predisposizione all'insorgenza di linfomi e leucemie. Di questa malattia si occupa anche Telethon.

«Ci sono 48 mila metri di dislivello percorsi finora nelle salite contro la malattia», ha proseguito il numero uno della società, «e finora siamo arrivati sulle più alte cime d’Italia: da Passo dello Stelvio al Mortirolo, a Gavia, Sighignola, Passo del Gallo, Morterone. Cerchiamo di raccogliere fondi a sostegno dei malati e delle loro famiglie».

Ma perché la Lupatotina combatte l’atassia teleangectasia? «Un giorno», ha proseguito Spoladori, «ho ricevuto una lettera. Era di un padre disperato, Daniele, poi diventato nostro socio, che chiedeva aiuto. Non un aiuto materiale ma morale e spirituale. Voleva essere accompagnato a Lourdes in bici perché Lorenzo, suo figlio era affetto dall'atassia-teleangectasia. Abbiamo accettato e, in cinque giorni, siamo arrivati a Lourdes. Era il 2011. Da allora la sua missione è un nostro progetto di solidarietà».

«Purtroppo», ha detto il presidente, «a Punta Veleno non siamo riusciti a completare l’impresa e abbiamo fermato Luca dopo 3 chilometri. Lo aiutavamo, non nella spinta, solo nel posizionare la carrozzina a zig zag: è impossibile fronteggiare quella salita andando dritti. Siamo partiti in ritardo per il maltempo e in 3 ore, abbiamo fatto solo 3 chilometri».

«La salita di Punta Veleno è la più velenosa d’Europa», ha proseguito Spoladori, «e lo ha detto anche Luca Panichi che, con la sua carrozzina, ha già scalato salite come Lo Stelvio, Gavia e lo Zoncolan. Ma in primavera Luca tonerà a Punta Veleno perché vuole riprendersi quella fetta di asfalto che sa di poter conquistare». G.M.

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