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Progetto della Tav, il sindaco va all’attacco

Padre Giovanni Di Maria mostra l'area dietro al santuario dove sorgerà  il quartiere della  Tav
Padre Giovanni Di Maria mostra l'area dietro al santuario dove sorgerà il quartiere della Tav
Padre Giovanni Di Maria mostra l'area dietro al santuario dove sorgerà  il quartiere della  Tav
Padre Giovanni Di Maria mostra l'area dietro al santuario dove sorgerà il quartiere della Tav

«Cosa mi preoccupa della Tav? Tutto: il passaggio nella zona del Frassino, lo stazionamento di migliaia di persone nel villaggio, allestito dietro al santuario, le possibili interferenze con le falde acquifere. Sono sempre stata contraria a quest’opera e anche se non voto e non stimo il Movimento 5 Stelle, mi auguro che ora la fermino visto che sono al governo». Orietta Gaiulli, sindaco di Peschiera del Garda, va controcorrente e contro la linea del suo partito di riferimento (Forza Italia, a cui però sottolinea di non essere tesserata) e mantiene la posizione no Tav annunciata fin dall’inizio del suo mandato. Il primo cittadino guida una maggioranza di centrodestra, in cui sono anche componenti della Lega (tra cui il vicesindaco Filippo Gavazzoni) ma sulla Tav la prima cittadina non guarda alle linee di partito: «Sono il sindaco di Peschiera e immagino già la deturpazione che l’opera porterà al mio territorio». Non ha ancora visto il progetto esecutivo ma è a conoscenza di alcune correzioni e compensazioni ottenute. A tal proposito, cita «la strada di cantiere in località Dolci: abbiamo ottenuto di spostarla verso colle Baccotto per evitare che fosse troppo vicina alle case». Ricorda anche «la bretella che collegherà la zona del Frassino (in prossimità della pizzeria Da Mariano, ndr) con quella dei Dolci» immettendosi su via Mantova all’altezza dell’incrocio che porta verso la tangenziale e la zona industriale. «Il territorio di Peschiera cambierà completamente, al di là dell’opera mi preoccupa il periodo dei cantieri, quelli ci devasteranno», prosegue Gaiulli. «In questi anni i vari comitati No Tav hanno dato la responsabilità ai sindaci per non aver fatto abbastanza per opporsi all’opera, ora il M5S ha le chiavi per fermarla», rincara. In attesa che la commissione tecnica incaricata dal ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli presenti l’analisi costi-benefici per la tratta Tav Brescia-Verona, il consorzio Cepav due sta portando avanti le trattative per gli espropri. E gli accordi chiusi sarebbero già parecchi, stando a quanto riferito da Gaiulli e dal sindaco di Castelnuovo del Garda Giovanni Peretti. Padre Giovanni Di Maria, rettore del Santuario della Madonna del Frassino, ribadisce la sua preoccupazione per l’impatto della viabilità e dei cantieri attorno all’edificio religioso. In un’intervista rilasciata a L’Arena la scorsa settimana aveva parlato dell’ulteriore lettera inviata tra gli altri a ministeri, Soprintendenza, Rete ferroviaria italiana e Cepav Due per sottolineare come nel progetto esecutivo la cantierizzazione attorno al santuario fosse addirittura peggiorata rispetto al progetto definitivo. «Anche questa volta non abbiamo ricevuto alcuna risposta», riferisce padre Giovanni, «oltre al cantiere per realizzare la galleria il problema maggiore è tutta la viabilità attorno al santuario, con rumore e polveri che i lavori comporteranno». In questi giorni dei tecnici di Cepav due hanno eseguito dei sopralluoghi sia a Peschiera che a Castelnuovo (a dicembre erano stati a Sona e Sommacampagna) per verificare quella che sarà la futura viabilità di cantiere. «La preoccupazione c’è, ci saranno anni di cantieri, ma Castelnuovo presenta meno problematiche rispetto agli altri comuni veronesi», osserva Peretti. «Non ci saranno abbattimenti, le attività produttive coinvolte sono la cava Ballarini e porzioni di campi e vigneti, mentre l’attività di pesca sportiva è stata chiusa. Le criticità che avevamo sollevato sono state accolte con misure compensative o modifiche al progetto, in particolare ci siamo battuti per eliminare la cava che era stata prevista a Mongabia». Nel progetto esecutivo non c’è traccia della fantomatica stazione intermedia del Garda, richiesta due anni fa dalla Regione Lombardia che aveva ipotizzato di inserirla a San Martino della Battaglia. «Nelle nostre riunioni tra sindaci non ne abbiamo mai parlato, la verità è che non è mai stata considerata. E meno male», conclude Peretti. •

Katia Ferraro

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