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Profughi, il sindaco boccia
la soluzione della Prefettura

Richiedenti asilo arrivati a Verona: Gianni Testi boccia  senza mezzi termini lo Sprar
Richiedenti asilo arrivati a Verona: Gianni Testi boccia senza mezzi termini lo Sprar
Richiedenti asilo arrivati a Verona: Gianni Testi boccia  senza mezzi termini lo Sprar
Richiedenti asilo arrivati a Verona: Gianni Testi boccia senza mezzi termini lo Sprar

Il sindaco di Pastrengo Gianni Testi boccia senza mezzi termini lo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati e lo spiega con una lettera che ha spedito alla prefettura e resa nota alla cittadinanza.

«Il continuo flusso incessante e scoordinato di persone identificate come richiedenti asilo provenienti dall’estero, soprattutto dal continente africano, non può essere “scaricato”, sugli enti locali, ha scritto Testi al prefetto Salvatore Mulas. «Non è infatti da considerarsi più un’emergenza ma una problematica da risolvere esclusivamente a livello centrale. L’imposizione finora attuata di Cas (centri di accoglienza straordinaria, ndr) ha alla base, tra l’altro, una mancata condivisione con pressoché tutte le amministrazioni interessate. A nulla valgono le giustificazioni delle prefetture con cui si accusano le amministrazioni stesse di non collaborare. Queste ultime, in primis quella di Pastrengo, sono state sempre precise nell’indicare le problematiche annesse e connesse a questo tipo di ospitalità senza ricevere mai un riscontro adeguato. Ed è bene precisare che l'ipotetico tetto del “tre per mille” di richiedenti asilo per numero di abitanti, sembra comparire solo su un presunto accordo tra il Viminale e Anci. Non c’è quindi un solido fondamento normativo che tuteli in via concreta e continuativa chi vorrebbe scegliere questa pianificazione. Ciò pone seri dubbi sulla reale consistenza e serietà del piano».

Il sindaco è un fiume in piena. «Inoltre», aggiunge, «il sistema Sprar contiene anche profili e obblighi categorici difficilmente interpretabili. Un Comune, se aderisce allo Sprar deve farsi carico dell’assistenza sanitaria, dell’inserimento scolastico dei minori e dell’istruzione degli adulti, deve orientare i beneficiari alla conoscenza del territorio, formare i richiedenti asilo professionalmente, compreso l’inserimento nel mondo del lavoro, dell’accesso edilizia residenziale pubblica, nonché al mercato privato degli alloggi, della tutela legale e psico-socio-sanitaria, dell’aggiornamento e gestione dei database delle strutture di accoglienza. Come si può presupporre che piccole realtà come la nostra siano in grado solo di poter pensare di ottemperare a tutto quanto viene richiesto? Aderire a tale progetto pone impegnativi problemi di bilancio. Il nostro Comune è già oberato dalle spese per il sociale. Questo aggravio di costi porrebbe maggiormente in difficoltà la disponibilità finanziaria con l'incertezza che questi soldi siano utilizzati per casi di gente realmente in fuga da guerre o regimi. Secondo le ultime stime del Viminale sono solo il 5 per cento le domande di asilo ad essere accolte. È da rilevare inoltre che l’obbligo imposto di un inserimento nel mondo del lavoro di queste persone pone il sottoscritto in grave difficoltà avendo già ora più di dieci richieste di aiuto da parte di concittadini senza un’occupazione».

Poi passa all’aspetto relativo alla sicurezza. «Una volta terminato il programma oppure una volta esclusi dallo stesso poiché sorpresi a delinquere che fine faranno?», chiede al prefetto. «Avranno le possibilità di mantenersi? Gli irregolari verranno espulsi celermente? Infine», aggiunge, «non vi è alcuna norma, per chi ha già presenti sul territorio dei Centri di accoglienza straordinaria, che possa autorizzare una trasformazione di questi in Sprar.

Ciò significa che il Comune dovrebbe alloggiare, oltre al numero di richiedenti asilo imposti, anche quelli di libera scelta individuati nel progetto con una promessa, per ora solo verbale, che i Cas verranno, senza tempistiche certe, chiusi o spostati. Alla luce delle numerosissime lacune ed incognite esposte è inevitabile ed anche evidente il rifiuto del nostro Comune al progetto Sprar».

Luca Belligoli

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