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Poste a Sandrà, il Comune non molla e ricorre ancora

L’ex ufficio postale di Sandrà chiuso dal 2015 e per il quale si batte il Comune e non solo
L’ex ufficio postale di Sandrà chiuso dal 2015 e per il quale si batte il Comune e non solo
L’ex ufficio postale di Sandrà chiuso dal 2015 e per il quale si batte il Comune e non solo
L’ex ufficio postale di Sandrà chiuso dal 2015 e per il quale si batte il Comune e non solo

Katia Ferraro La battaglia legale per ottenere la riapertura dell’ufficio postale di Sandrà, chiuso da settembre 2015, non è finita. Dopo aver perso il ricorso al Tar del Veneto, il Comune di Castelnuovo del Garda ha fatto appello al Consiglio di Stato: a inizio maggio si è tenuta la prima udienza, la prossima è stata fissata per gennaio. A distanza di quasi tre anni dalla chiusura delle Poste a Sandrà, il tema è ancora molto sentito tra gli abitanti della frazione castelnovese, soprattutto tra gli anziani. Il disagio per la mancanza del servizio è emerso anche dalle segnalazioni che alcuni cittadini hanno fatto pervenire alla redazione de «L’Arena» attraverso l’iniziativa «Il camper delle notizie» che, la settimana scorsa, ha cominciato a Castelnuovo il suo tour nella provincia veronese. «Alla mancanza delle Poste si somma la mancanza di altri servizi in paese», aveva fatto presente una residente, «a parte il panettiere, che tiene anche alcuni generi alimentari, non ci sono negozi, mentre in questi giorni chiuderà anche lo sportello dell’Unicredit». Il sindaco Giovanni Peretti, che pure vive a Sandrà, ricorda che Castelnuovo è l’unico Comune - tra gli otto veronesi che hanno subìto la chiusura di un ufficio postale - ad aver avviato e portato avanti il braccio di ferro con Poste Italiane: «Forse se avessimo agito insieme e la Provincia ci avesse sostenuto avremmo avuto qualche carta in più da giocare», dice. Agli otto Comuni si aggiungeva Cerea, che ha però ottenuto la riapertura dell’ufficio di Asparetto dopo aver vinto il ricorso al Tar del Lazio. «In primo grado, il nostro avvocato Maurizio Sartori ha deciso di fare ricorso al Tar del Veneto», ricorda Peretti, «ma è curioso che due Tar si esprimano in modo opposto». Il locale che ospitava l’ufficio postale è del Comune, che per ora non lo ha riaffittato. «Lo lasciamo a disposizione finché non sarà definito l’esito di questo ulteriore ricorso», aggiunge il primo cittadino, ribadendo che rispetto agli altri uffici chiusi nelle frazioni «il numero di operazioni eseguite alla settimana a Sandrà era molto più alto». Circa 170, secondo i numeri diffusi fin da subito da Franco Tacconi, residente di Sandrà con alle spalle tre mandati in amministrazione tra il 1975 e il 1990, e Silvia Fiorio, attuale consigliere comunale di opposizione del gruppo «Castel Nuovo in Comune» e avvocato: entrambi impegnati in prima persona per pungolare l’amministrazione comunale e le istituzioni su questo tema. In questi anni, Tacconi ha cercato di smuovere la politica locale e non solo: grazie alla vicinanza alla Lega ha interessato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, e il consigliere regionale Alessandro Montagnoli, quest’ultimo promotore lo scorso aprile di una risoluzione che impegna la Giunta regionale «a intervenire presso il Governo (quando ci sarà, ndr) affinché venga rivisto il piano di riorganizzazione di Poste Italiane, soprattutto nella frazione di Sandrà», fino a scrivere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Poste Italiane ha deciso di consegnare i pacchi anche il fine settimana, ma anziché spendere soldi per un servizio migliorativo, ma non indispensabile, sarebbe opportuno investire per tenere aperti gli uffici postali che lavorano di più», suggerisce Tacconi, «anche perché Sandrà conta circa 3mila abitanti di cui quasi mille con più di 65 anni». L’ex amministratore non esclude una sua ridiscesa in campo alle elezioni comunali del prossimo anno. Se così sarà, annuncia fin da ora che uno dei cavalli di battaglia sarà proprio l’ufficio postale «per cui il Comune doveva battersi di più». Opinione condivisa dal consigliere di opposizione Silvia Fiorio che, pur collaborando con l’amministrazione su questo fronte, non risparmia le critiche: «Il Comune doveva far sentire la sua voce fin dalla prima comunicazione della chiusura, anche presso le autorità governative, iniziative che invece sono state portate avanti dai cittadini. I ricorsi amministrativi», conclude Fiorio, «sono il minimo che abbia potuto fare per salvare un servizio in una frazione che li sta perdendo tutti». •

Katia Ferraro

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