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Pesca nel lago, battaglia tra le due sponde

Pesca delle sardine nel lago di Garda
Pesca delle sardine nel lago di Garda
Pesca delle sardine nel lago di Garda
Pesca delle sardine nel lago di Garda

Guerra del pesce. I pescatori del basso lago bresciano accusano i colleghi veronesi di pescare nelle loro acque senza rispettare le regole. Quelli veronesi si difendono, puntando il dito contro i pescatori di origine straniera che operano tra Torri e Malcesine e contro i dilettanti. Per far sentire le proprie ragioni e per difendere i loro interessi, i pescatori bresciani si sono rivolti a Paolo Abate, consigliere comunale di maggioranza a Desenzano, che opera nel settore ittico, essendo titolare di una peschiera a Rivoltella, oltre che di un ristorante. «Pescatori che conosco mi hanno fatto presente che spesso vengono a gettare le reti, tra Manerba, Desenzano e Portese, barche provenienti dalla sponda veronese. Questi pescatori mi dicono che non rispettano le regole», riferisce Abate. «Non usano boe di segnalazione regolari, che tra l’altro devono riportare dei dati che consentano di identificare il pescatore. Inoltre», prosegue, «usano reti vietate e a profondità non consentite. Le lasciano in acqua tutto il giorno e ne posano più del dovuto. Tutto ciò avviene anche perché non ci sono controlli». In questo periodo dell’anno i lavarelli si pescano con maggior frequenza nel basso lago. A primavera invece, quando la temperatura dell’acqua aumenta, si spostano a nord. «Nella parte lombarda dovrebbe essere attivato un efficace servizio di controllo della pesca ma attualmente mancano personale e attrezzature», continua Abate. «Questa anarchia, oltre ad essere un grave rischio per l’ecosistema del lago, può causare gravi conseguenze economiche con la definitiva scomparsa della pesca professionale sul Benaco». Il consigliere comunale sostiene che se la pesca viene praticata senza rispettare le regole non può essere sostenibile. «C’è da considerare anche che una specie autoctona come il carpione è a rischio estinzione e le aole, ovvero le alborelle, sono scomparse», sottolinea. «Questi fenomeni sono molto di più che campanelli d’allarme: sono vere e proprie emergenze». L’eccessivo prelievo di pesce porta anche ad avere delle ripercussioni sui prezzi:«Non ha senso immettere sul mercato eccessivi quantitativi di pesce perché così facendo cala il prezzo», spiega il consigliere pescivendolo. «Ed è questo uno degli effetti immediati e deleteri della pesca indiscriminata. Bisognerebbe fissare, anche sul lago delle quote di pescato per ogni pescatore professionista, come ad esempio fanno in Norvegia per il merluzzo e in Marocco per i polipi. In questo modo si salvaguarda chi vive di pesca, garantendo la redditività e ne beneficia anche l’ecosistema, che così ha il tempo per rigenerarsi». Ora comunque, a suo parere, la priorità è il rafforzamento dei controlli sul Garda. «Per questo ho scritto alla Provincia di Brescia e alla Regione Lombardia affinché sia implementato di uomini e mezzi il corpo della Polizia provinciale da impiegare sul Garda e che venga anche messo a punto un sistema di controlli che coinvolga anche altre forze dell’ordine presenti sul nostro bacino, come ad esempio la Guardia costiera», conclude Abate. A queste affermazioni risponde Aligi Pincini esperto pescatore di Garda. «Chi ha la licenza di pesca può pescare su tutto il lago, non ci sono limitazioni ne provinciali o regionali», spiega. «L’unica eccezione sono le acque trentine, dove è vietato l’uso del motore e per la navigazione sono necessari appositi permessi. Per quanto riguarda la pesca ci sono delle regole da rispettare che i pescatori professionisti ben conoscono. Da qualche anno la pesca rende meno in termini quantitativi. Il fatto nuovo invece è la presenza sempre più massiccia di pescatori extracomunitari, presenti soprattutto nel medio e alto lago e solo sulla sponda veronese. In Lombardia hanno regole più stringenti, si devono sostenere degli esami ed è molto più difficile ottenere la licenza. Non come qui da noi. Questi pescatori di origine straniera rispettano le regole?», si chiede Pincini. «Trenta o quaranta calate di reti in più nel lago che effetti possono avere sia per quanto riguarda il prelievo di pesce? E sui prezzi che vengono corrisposti ai pescatori? Loro pur di vendere accettano compensi irrisori». Diverso il parere di Antonio Dall’Agnola, presidente della Cooperativa pescatori di Garda. «Sono accuse che non riguardano i pescatori professionisti», sostiene, «ma quelli dilettanti che vanno nelle zone pescose e lasciano lì le reti abusive dopo aver pescato con la canna». •

Luca Belligoli

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